Roma, 21 mar. - È il primo tassello della riforma. Il punto di partenza per riorganizzare la rete degli ospedali e arrivare a un nuovo sistema in cui a poche strutture super specialistiche ù una decina, una ogni milione di abitanti ù si affiancheranno dei presidi più piccoli, dove saranno seguiti i tre milioni di malati cronici che ci sono in Lombardia. La Regione dà il via libera alla nascita dei Presidi ospedalieri territoriali (Pot): la giunta di Roberto Maroni ha approvato una maxi delibera di edilizia sanitaria, stanziando 220 milioni di euro di fondi per la sistemazione di Asl e ospedali. Di questi, quasi 100 saranno subito a disposizione per i progetti più urgenti, come quello a Milano per la ristrutturazione del poliambulatorio di via Rugabella, degli Istituti clinici di perfezionamento, in vista di Expo.
Il 15 per cento verrà destinato alla sostituzione delle apparecchiature ormai vecchie, mentre altri 22 saranno destinati a rendere più efficienti le strutture e, soprattutto, a finanziare la nascita dei Pot. Ovvero i mini ospedali, ispirati al modello delle case della salute della Toscana e destinati a curare quei pazienti che hanno bisogno di assistenza continua, ma non delle prestazioni super specialistiche di un maxi ospedale. In Lombardia i malati cronici sono il 30 per cento della popolazione: si tratta di diabetici, cardiopatici, anziani con problemi respiratori, persone in dialisi. Tutti pazienti che richiedono cure e assistenza continue, che assorbono i due terzi del bilancio sanitario. Soprattutto, pazienti che spesso si rivolgono al pronto soccorso senza però averne effettivamente bisogno: nel 2013 il 35 per cento delle persone arrivate nei reparti di emergenza è stato contrassegnato da un codice bianco o verde (i meno gravi).
Di qui l'idea dell'assessore alla Salute, Mario Mantovani, numero due della giunta Maroni: realizzare strutture per la cura di questi malati, riconvertendo i presidi ormai periferici o troppo piccoli, in modo da decongestionare i pronto soccorsi e garantire assistenza continua ai pazienti. Mini ospedali, insomma, con la presenza dei medici di famiglia, della guardia medica e degli ambulatori specialistici. Verranno effettuate radiografie ed ecografie, ci saranno i servizi per la cura dei cronici (come la dialisi), i progetti di telemedicina e i posti letto per i malati subacuti. Ossia, quei malati che dopo un intervento sono stati dimessi dall'ospedale specialistico, ma hanno ancora bisogno di riabilitazione e di essere seguiti e monitorati quotidianamente.
I tecnici dell'assessorato stanno predisponendo un bando a cui potranno partecipare gli ospedali che hanno dei presidi da riconvertire in Pot. Ogni azienda ospedaliera avrà due mesi per presentare un progetto ù corredato da una relazione della Asl ù per ottenere i finanziamenti (tre milioni di euro a struttura, massimo una per ogni Asl). I fondi potranno essere usati solo per sistemare o adattare presidi già esistenti (e accreditati), ma non per la costruzione di nuove strutture. Il progetto parte a titolo sperimentale: l'ipotesi è che i primi tre mini ospedali possano essere operativi entro l'estate.
(Cds/ Dire)