Roma, 14 mar. - Nel 2011 è l'allora consigliere Antonio Paris, della lista civica Polverini, a chiedere delucidazioni su una gara per l'affido di un anno della camera mortuaria del San Camillo. Il capitolato di appalto specificava: "Sono escluse dalla partecipazione le imprese di pompe funebri". La base d'asta era di 150 mila euro più Iva che il San Camillo avrebbe corrisposto alla ditta che "avrebbe offerto il maggior ribasso". Non le migliori qualifiche, la maggiore esperienza, la più alta affidabilità: ma il costo più basso.
La gara se la aggiudicava la ditta Service One per un importo di 119 mila euro più Iva, "con il divieto categorico di espletare in proprio o in subappalto all'interno dei locali morgue e nei confronti dei pazienti qualsiasi attività di onoranze funebri". Eppure, scrive Anna Salducci, responsabile dell'ufficio prevenzione corruzione del San Camillo, cui era giunta la segnalazione della Federcofit Lazio, "dai registri della camera mortuaria si riscontra un'effettiva preponderanza di esequie da parte di due sole imprese di pompe funebri (Taffo e Giovannoni), circostanza che suggerirebbe scarsa libertà di concorrenza". Di più. "Alla scadenza dei 12 mesi", cioè l'11 marzo 2010, la ditta "Service One, per il tramite di una ditta fornitrice ad essa collegata, tale Funeral Product (collegata ai Taffo come la Service One, ndr)", chiede una proroga proponendo, per il rinnovo, di ristrutturare la camera mortuaria, "600 metri quadrati", per un totale di "550 mila euro".
Il 2 marzo 2010 viene tuttavia bandita la gara. Poi, il 5 maggio 2010 la direzione sospende l'appalto derogando la ditta in scadenza. E la ristrutturazione? Non viene mai fatta. Sono molte le domande sollevate dagli inquirenti ma c'è una su tutte: come è possibile che a fronte di un appalto di 119 mila euro più Iva, la ditta proponesse lavori per mezzo milione di euro? Ma nel 2010 i morti al San Camillo furono 1875 garantendo, invece, un giro d'affari, per le imprese funebri, di quasi quattro milioni di euro. Il primo maggio 2012 subentra la Semi, che vince una gara per neanche 68 mila euro. La metà per lo stesso servizio. E le ditte che si accaparrano i funerali? Sempre le stesse due.
Al Pertini invece c'è da anni la Cattolica 2000. Dall'inchiesta emerge come fosse messo in atto un sistema di deroghe continue per la gestione degli appalti all'interno del nosocomio. Tra proroghe che arrivano alla fine delle proroga stessa, diffide della società appaltatrice, richieste di "interruzione del servizio a far data dal giorno 30 novembre 2012", sospensioni, rinvii, pareri dell'Avcp (l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici), proroghe e ancora proroghe e anche morosità per centinaia di migliaia di euro della Cattolica 2000 stessa, si arriva a oggi. Sta ancora lì, senza averne diritto, con una deroga che arrivava al 31 dicembre 2014.
(Cds/ Dire)