Roma, 10 mar. - Articolo tratto da' "Il Messaggero". Il caso. Possono esistere correlazioni tra le morti di cancro avvenute a Roma Nord e l'acqua regionale all'arsenico e all'amianto? La Asl Roma E sta valutando la possibilità di avviare un'indagine epidemiologica per verificare gli effetti dell'esposizione all'arsenico sulla popolazione di Tragliatella, Malborghetto e le altre zone servite dall'acquedotto dell'Arsial, il carrozzone pubblico della Regione Lazio sfruttato dai politici come un bancomat. Acqua vietata per il consumo umano soltanto a partire dal primo marzo. Acqua che gli abitanti della zona hanno utilizzato per anni. "Gli effetti sulla popolazione si potranno vedere solo con uno studio approfondito", dice Daniele Gamberale, direttore del dipartimento Prevenzione dell'Asl Roma E, l'azienda incaricata di tutti i controlli.
"Il primo passo sarà capire quante sono effettivamente le persone che negli anni sono state servite dall'acquedotto regionale e che consumo c'è stato da parte dei residenti". Secondo il dirigente della Asl "è ovvio che ci siano stati dei morti di cancro in questa zona, dato che è la seconda causa di mortalità nel mondo occidentale. Ora bisogna capire le correlazioni, per questo va fatta tutta una serie di approfondimenti", anche attraverso "gli studi di mortalità in possesso del nostro dipartimento di Epidemiologia".
Gli esperti. Lo studio epidemiologico è un'ipotesi sul tavolo degli esperti sanitari, tempi e modi sono da definire. "È ancora un discorso prematuro- spiega Gamberale-. Prima dobbiamo capire se i dati a disposizione e quelli che raccoglieremo renderanno opportuno questo studio. In questa fase stiamo facendo approfondimenti per accertare chi e come consumava l'acqua in queste zone e che tipo di contatto alimentare c'è stato". Solo in una seconda fase scatteranno verifiche e confronti tra "il numero dei decessi della zona e quelli di una situazione standard". Oltre ai tumori lo studio potrebbe concentrarsi anche sulle infezioni gastrointestinali dato che nell'acqua dell'acquedotto Arsial, oltre all'arsenico, sono stati ritrovati elementi che hanno comportato una contaminazione batteriologica. Un ostacolo allo studio però potrebbe arrivare dal "campione troppo ristretto di persone" che negli anni hanno usufruito dell'acqua contaminata a Roma Nord, circa 500 nuclei familiari.
Sostanza cancerogena. I rischi dell'arsenico sono noti.
L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro valuta questa sostanza come cancerogeno di "classe 1". Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'avvelenamento da arsenico è "un disordine cronico derivante da prolungata ingestione di questa sostanza sopra la dose sicura per un periodo superiore ai 6 mesi". Tra le malattie che colpiscono più comunemente si trovano "lesioni dermatologiche, vari tipi di cancro (della pelle e dei polmoni ma anche della prostata e delle vie urinarie) e infine disordini neurologici e cardiovascolari", come ha spiegato il professor Luigi Naldi, presidente del Centro studi del Gised, il Gruppo italiano studi epidemiologici in Dermatologia. Alcune ricerche sostengono che questo tipo di esposizione alla lunga possa comportare anche problemi all'apparato riproduttivo. "In tutti questi casi- prosegue l'esperto- deve esserci un assorbimento prolungato nel tempo, quindi nella maggior parte dei casi attraverso l'atto del bere".
Controlli sul latte. Questa settimana intanto sono attesi i risultati degli esami sul latte di Roma Nord. La Asl Roma E giovedì scorso ha mandato i propri ispettori a campionare il prodotto delle mucche di Tragliatella e degli altri quartieri che si sono serviti dell'acqua fuori norma distribuita dall'acquedotto rurale della Regione. Acqua all'arsenico che questi animali hanno bevuto per anni. I campionamenti del latte effettuati dal dipartimento Prevenzione verranno ora elaborati nei laboratori dell'Arpa Lazio e dall'Istituto Zoo-profilattico sperimentale, dove martedì è in programma un vertice del pool dei veterinari per fare il punto della situazione. Nei prossimi giorni intanto sono in arrivo nuovi controlli a tappeto.
L'obiettivo dei test è capire se, come per l'acqua, anche all'interno del latte possa essere rilevata una presenza di arsenico superiore ai livelli di legge e se questo di conseguenza possa avere avuto conseguenze sui consumatori che hanno ingerito il prodotto imbottigliato o sotto forma di mozzarelle, ricotte e latticini.
(Cds/ Dire)