Roma, 10 mar. - È arrivato il momento di riformare il Titolo V della Costituzione, perché la sanità non può essere affidata a 21 "stati" autonomi che non comunicano con lo Stato centrale. A esprimersi così è presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, intervenuta agli Stati generali della sanità, organizzati ieri a Roma dall'Associazione Dossetti, che ha sottolineato la differenza tra diversità e difformità.
Secondo De Biasi, infatti, mentre la prima è "ricchezza" l'altra "diventa disuguaglianza". Un Servizio sanitario nazionale frammentato, ha aggiunto Claudio Giustozzi, segretario dell'Associazione Dossetti, genera discriminazioni e mette a rischio la tutela dell'articolo 32 della Costituzione. E a margine dell'incontro ha ribadito l'urgenza di riformare il Titolo V "perché si viene curati in modo diverso da regione a regione".
Secondo Giustozzi "è gravissimo che a seconda di dove si nasce si ha diritto a determinati farmaci; e che un medicinale innovativo in alcune regioni può arrivare 50 mesi dopo che in un'altra". La disuguaglianza fra pazienti inoltre è rinforzata anche dal mancato aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, "che risalgono a 14 anni fa". In questa situazione, ha spiegato Giustozzi, ci sono pazienti che pur avendo una delle 485 malattie rare possono essere "fortunati" perché è inserita nei Lea, "dall'altro quelli con una delle altre migliaia di patologie rare esistenti ma la cui assistenza non è prevista dai Lea". "È inammissibile", ha concluso, "che persino i Lea attualmente previsti, vengano garantiti solo in alcune delle regioni italiane. Abbiamo inviato una diffida la presidente del Consiglio dei ministri Renzi e al ministro della Salute Lorenzin".
(Cds/ Dire)