(DIRE) Roma, 7 mar. - Acque all'arsenico ed è subito allarme. Da giorni a Roma non si parla di altro: 500 famiglie del quadrante nord della Capitale fino al 31 dicembre 2014 non potranno più utilizzare l'acqua domestica per uso alimentare, igiene personale e ogni altro utilizzo perché risulta inquinata. Eppure pare che la presenza di questo elemento nelle acque non sia un novità e soprattutto non riguardi solo Roma ma tutto il Lazio. "La nostra regione- dice Ernesto Cappellano, consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma-, a causa delle sue caratteristiche geologiche, presenta da sempre delle zone con terreni di origine vulcanica che hanno una ricca concentrazione di arsenico. Un inquinante, questo, peraltro naturale e non causato dall'uomo. Penso ad alcune zone del viterbese, dei Castelli Romani o in provincia di Latina".
Dunque nessuna emergenza? "L'emergenza in realtà c'è- risponde Cappellano-: fino a qualche anno fa il limite italiano massimo di assunzione di arsenico nell'acqua era di 50 microgrammi per litro; successivamente la Comunità Europa, in base a studi epidemiologici, ha ritenuto di abbassare questo limite a 10 microgrammi pro litro. Nel corso degli anni, però, in parecchie zone sono state abbondantemente utilizzate acque con livelli superiori di arsenico". Quali sono state le conseguenze? "Uno studio condotto lo scorso anno dall'Agenzia di Sanità Pubblica- spiega- ha svelato che in alcune zone del Lazio, in particolare nel viterbese, dove c'erano livelli superiori ai 20 microgrammi per litro, c'è stato un aumento di malattie come tumori nella pelle e nel polmone".
È per questo che Cappellano non ha dubbi: "L'insorgenza di queste patologie- dice- è determinata sicuramente da livelli di arsenico nell'acqua di molto superiori. Ma il livello d'allarme ora è tale per cui è necessario rispettare quei limiti che adesso sono stati fissati in 10 microgrammi". Arsenico ma anche fluoruro. "Sempre per le caratteristiche geologiche del terreno- prosegue Cappellano- nel Lazio sono presenti anche dei fluoruri. In questo caso i livelli sono più contenuti e nel nostro territorio lo sforamento è minimo rispetto al livello massimo consentito dalle attuali normative. Per quanto riguarda i rischi, i fluoruri oltre a provocare macchie bianche invisibili sui denti e sulle unghie nei bambini, possono provocare dei disturbi dell'ossificazione e quindi sono particolarmente pericolose nei bambini. È importante, quindi, che il medico conosca anche le caratteristiche dell'acqua della zona in cui si trova a lavorare".
Ma qual è attualmente la situazione nel Lazio? "In molti comuni la situazione è nettamente migliorata con l'uso di potabilizzatori, che hanno portato ad un rientro nei limiti di legge. Altri comuni però, come quelli del viterbese, non sono riusciti a creare dei potabilizzatori efficienti e quindi, ancora a distanza di anni- conclude Cappellano- in alcune zone avviene ancora l'erogazione di acqua per autobotti".
(Cds/ Dire)