Roma, 7 mar. - "Vogliamo un futuro per questo presidio e le sue eccellenze". Hanno paura di perdere il posto di lavoro circa 150 dipendenti tra infermieri, ausiliari, personale amministrativo e tecnici di laboratorio di Villa Betania. Dal 2006 è scaduta la convenzione tra il presidio ospedaliero privato e l'Asl Rm/E. La struttura è in proroga.
Lo scorso 31 dicembre il termine della convenzione è stato rinviato inderogabilmente per altri tre mesi, fino al prossimo 31 marzo. Ecco perché all'interno del presidio di proprietà di una congregazione religiosa che si trova in via Piccolomini, a due passi da Villa Pamphili e dal Vaticano, è iniziato da fine febbraio uno stato di agitazione e una raccolta firme per salvare la struttura, non solo per i dipendenti ma anche per i pazienti.
"Questa convenzione, con la quale siamo legati alla sanità pubblica, non riesce più a dare i suoi guadagni. La nostra struttura è in sofferenza", spiega Alessia Frani, infermiera capo sala e rappresentante sindacale della Uil. "C'è bisogno di una programmazione seria, di un piano di rilancio del nostro presidio. Non si mettono a rischio solo dei posti di lavoro così, ma anche la salute delle persone" aggiunge Maurizio Tarullo, della Cisl, anch'egli capo sala. "Lo stato finanziario della congregazione proprietaria della struttura è difficile perché l'attuale convenzione comporta la perdita di circa 100mila euro al mese- spiega Massimiliano Galluzzi, infermiere e rappresentante sindacale della Cisl-. La convenzione deve portare un beneficio, non creare difficoltà a questo polo fondamentale per quest'area della città".
Villa Betania, presidio del Polo ospedaliero Santo Spirito, è un'eccellenza nel territorio dell'Asl Rm/E per quel che riguarda l'area di chirurgia (circa 3mila interventi l'anno) e la riabilitazione. "Chi si rivolge al pronto soccorso del Santo Spirito per interventi maxillo-facciali e per il reparto di urologia viene mandato da noi" aggiunge Galluzzi.
Il problema per i lavoratori è anche in che modo vengono considerate le strutture private nella sanità. "I nostri contratti di lavoro sono rimasti fermi al 2005- denuncia Antonio Clemenzi della Cgil-. Noi privati prendiamo tra il 20 e 30% di meno rispetto a chi opera nel pubblico, facendo lo stesso lavoro". "Per non parlare delle normative che riguardano anche la sicurezza" aggiunge Nadia Ciaffoni, della Cgil.
Per giovedì 13 marzo i lavoratori avevano organizzato una presidio di fronte alla sede dell'Asl Rm/E a Borgo Santo Spirito. Per ora la protesta è sospesa, visto che il direttore generale dell'Azienda sanitaria ha convocato un tavolo per lunedì 17. "Vediamo cosa avranno da dirci Asl e Santo Spirito in questo incontro- spiegano i lavoratori-. Vogliamo che non venga azzerata l'offerta sanitaria di un intero territorio e che vengano rispettati i posti di lavoro e le persone che si rivolgono alla nostra struttura. Se le proposte che ci faranno non saranno adeguate, andremo avanti con la nostra protesta".
(Cds/ Dire)