Roma, 6 mar. - "I numeri sulla produttività del settore sono il dato evidente da cui partire quando andremo a discutere il nuovo contratto che pure non prevede il rinnovo della parte economica". Così il segretario Anaao Assomed Costantino Troise commenta il rapporto Istat alla voce Servizi/ Q - Sanità, che rileva per ogni addetto un valore aggiunto di 37.300 euro rispetto a un costo di 24.200. L'indice di produttività, pari a 154, ricorda quelli di servizi come telecomunicazioni e fornitura di energia, dove però c'è un apporto relativamente molto basso di "manodopera", nonché degli agenti immobiliari. Questi ultimi per lo più sono lavoratori autonomi, mentre in sanità ci sono 266 mila dipendenti - di cui circa 100 mila medici - pari al 51% del totale dei lavoratori e fanno il 62% del prodotto, mentre i lavoratori autonomi, l'altra metà del comparto, sono meno produttivi (38% del totale).
"Da una parte i dati di produttività nel Ssn - dice Troise - ci spingono a chiederci cos'altro voglia la parte pubblica quando chiede un incremento di produttività, o evoca un ospedale senza medici o chiede quella delocalizzazione dei servizi che porterebbe alla fine della sanità italiana. Dall'altra, dovrebbero far riflettere noi medici. Dobbiamo essere orgogliosi di tenere in piedi il Ssn, di aver impedito finora una deriva ellenica, di smentire l'ennesimo luogo comune di una sanità come pozzo senza fondo o luogo di assenteismo e bassa produttività. Peraltro, dovremmo tutti riflettere sul'attuale modo di costruire carriere e di misurare gli indici di produttività: i malati non si misurano in termini di "pezzi prodotti" ma occorrono scale per misurare capacità professionali ed esiti".
A Milano al convegno Motore Sanità, Domenico Mantoan, direttore dell'agenzia dei servizi sanitari veneta, ha evocato un contratto ospedalieri non più solo legato alle capacità gestionali ma in grado di premiare le competenze del singolo professionista.
"Meccanismi di questo tipo sono scritti nei nostri contratti da dieci anni", dice Troise. "Che oggi le regioni spaccino questa "scoperta" per cambio di passo la vedo come un'autocritica: dovevano pensare 10 anni fa a premiare il merito. Certo, l'attuale percorso professionale s'è fatto insostenibile, appiattito su un livello medio basso com'è. Purtroppo - soggiunge Troise - non rilevo che si stia andando verso un qualche contratto: due mesi fa c'è stata una falsa o finta partenza per i dipendenti. Le regioni ci hanno convocato una volta, ma da allora né loro né il governo si muovono. Sospetto che al concetto di sanità senza medici qualcuno voglia affiancare quello di sanità senza sindacati né tavoli, e invece i tavoli devono valorizzare proprio il contributo dato ogni giorno dai lavoratori della sanità al paese".
(Cds/ Dire)