Roma, 6 mar. - Mancata applicazione delle norme da parte di chi somministra terapie, confusione, non si sa se volontaria o meno da parte degli Spedali di Brescia, manipolazioni cellulari che vengono fatte passare come trapianti, autorizzazioni date per tacite ma che nessun organismo ha mai concesso. Questa serie di errori sono verosimilmente alla base del Caso Stamina. O perlomeno questo si evince dall'audizione resa da Guido Rasi, oggi direttore generale dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema), che dal 2008 al 2011 ha ricoperto l'incarico di direttore generale dell'Agenzia del farmaco (Aifa), nel corso dell'indagine conoscitiva che la Commissione Igiene e Sanità del Senato sta portando avanti sul Caso Stamina.
Rasi ha riferito infatti che "Aifa non ha mai dato autorizzazione formale" affinché negli Spedali di Brescia si preparassero cure con il metodo Stamina aggiungendo inoltre che all'Agenzia "non eravamo a conoscenza dell'esistenza dei questa metodica". L'ex direttore generale ha poi chiarito che trattandosi di "una sperimentazione, non spettava all'agenzia dare l'autorizzazione. Chi autorizza sono il medico e la struttura". Specificando però che l'Agenzia del Farmaco non ha neanche "mai ricevuto alcuna documentazione o richieste da valutare".
Secondo Rasi sul caso Stamina è "mancata l'applicazione delle norme da parte di chi somministra terapie". Agli Spedali Civili di Brescia, infatti, "si è certamente fatta confusione, non so se volontariamente o meno, tra le cure compassionevoli e le terapie avanzate". In secondo luogo, si è voluto "far passare le terapie di manipolazioni cellulari come trapianti, è questo è una grossa imprecisione".
Infine l'attuale direttore dell'Ema, ha criticato il comportamento del comitato etico dell'ospedale che ha somministrato la terapia col metodo Vannoni senza preoccuparsi del fatto "di utilizzare una metodica che nessun altro aveva".
(Cds/ Dire)