(DIRE) Roma, 14 mag. - È partito il conto alla rovescia per i dentisti e gli odontoiatri romani: tra 15 giorni sarà obbligatorio per molti di loro procedere al cambio di destinazione degli studi, da uso abitativo (A2) a uso commerciale (A10). Lo prevede una normativa del Comune di Roma relativa all'adeguamento della classe catastale degli studi di liberi professionisti (dentisti, avvocati, architetti, commercialisti). E fin qui nulla da obiettare, se non fosse che molti di questi studi sono stati autorizzati in deroga dalla Regione Lazio in una categoria catastale diversa da quella che ora richiede il Comune. Il quale, di fatto, non ha recepito il decreto regionale nonostante l'esistenza di una deroga (la U00043 del 7 maggio 2012) per tutti gli studi professionali operanti prima del febbraio 2007.
Intanto la categoria insorge e chiede che al più presto si arrivi ad una trattativa tra tutti i soggetti implicati. "Serve con urgenza un tavolo tecnico, dove Comune e Regione possano confrontarsi e discutere di questo fenomeno, che tra l'altro ha un indotto enorme- dice alla Dire Sabrina Santaniello, consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma e componente CAO (Commissione Albo Odontoiatri) di Roma-. Ci hanno richiesto un cambio di destinazione d'uso entro 15 giorni- prosegue- e molti dei miei colleghi mi scrivono perché non sanno come devono comportarsi". Ma oltre alla "perentorietà dei termini", quello che preoccupa gli specialisti dei denti è anche "l'enorme disagio economico, date le considerevoli cifre per l'oblazione".
"Soprattutto in un momento di crisi come questo- aggiunge Santaniello-, che ha messo in ginocchio la sanità privata, è come affondare ulteriormente il coltello nella piaga: abbiamo fatto dei calcoli approssimativi e ci siamo resi conto che, per tassazioni e pregresso, arriveremmo a spendere delle cifre iperboliche, con delle sanzioni che ammontano a migliaia e migliaia di euro. Siamo sempre stati visti dagli altri come persone privilegiate- continua-, ma qui non esiste nessun privilegio: c'è solo gente che lavora da anni e che ha faticato per aprirsi uno studio". Essendo poi l'autorizzazione legata allo studio e non al professionista, "quest'ultimo- sottolinea- si ritroverebbe nell'arco di poco tempo a doversi cercare un'altra locazione, ricominciando da capo con nuovo iter autorizzativo".
"In alcuni casi l'autorizzazione ci era stata negata perché non era possibile in base al piano urbanistico catastale di allora- tiene a sottolineare ancora la consigliera dell'Ordine dei medici di Roma-, in altri casi, invece, non è stata richiesta perché eravamo fiduciosi che quella deroga regionale ci avrebbe comunque protetti. Noi non vogliamo essere dei fuorilegge, ma vogliamo solo essere ascoltati e vogliamo che, per essere inseriti in una categoria catastale diversa da quella di appartenenza, ci possano essere concessi i tempi e i modi dovuti. Una cosa di questo tipo, com'è allo stato attuale- conclude-, non è infatti secondo me da paese civile".
(Cds/ Dire)