Roma, 28 mag. - I medici non vogliono più una carriera come quella degli altri dirigenti della Pubblica amministrazione. Un dato emerso dal sondaggio Cimo diffuso la scorsa settimana e che ha costituito il tema centrale del convegno "Medico oggi. Una professione in cerca d'autore", svoltosi presso l'Hotel Massimo D'Azeglio di Roma. Nel corso dei lavori è stata presentata una proposta per riformare la carriera del medico.
Alla base dell'ipotesi di riforma, c'è una valutazione strutturale. "La legge 502 del 92- ha esordito Riccardo Cassi, presidente Cimo Asmd- che ha attribuito ai medici del servizio sanitario nazionale una qualifica dirigenziale ha stravolto la figura del medico dipendente e se non ci saranno gli interventi che chiediamo la riforma Madia della dirigenza pubblica aggraverà irreversibilmente una situazione che è già al limite".
Secondo Cassi i medici avvertono oggi una condizione di profondo disagio, in quanto "da un lato, devono ottemperare ai propri doveri deontologici e professionali che richiedono una forte autonomia tecnico-professionale nella diagnosi e terapia e, dall'altro, in qualità di dirigenti dello Stato, devono ottemperare alle disposizioni di una P.A. che, per ovvi motivi, basa le proprie necessità su esclusivi aspetti di natura burocratico-amministrativa. Il prevalere di questa seconda condizione ha, di fatto, fortemente condizionato sia la carriera sia la valutazione del medico che non è di natura professionale, come in passato, ma, soprattutto, ha ridimensionato quella necessaria autonomia professionale, condizione indispensabile per garantire la salute dei cittadini".
Una situazione che, secondo Cimo Asmd, ha determinato un appiattimento della retribuzione e della carriera e quotidiane difficoltà nella gestione delle dinamiche interne e nell'identificazione delle responsabilità decisionali.
Da qui la proposta, incentrata su un "radicale cambiamento della figura e della carriera del medico dipendente del Ssn, a partire dalla formazione, trasformando le attuali borse di studio degli specializzandi in contratti a tempo determinato con il servizio sanitario, prevedendo il progressivo inserimento del medico nelle attività assistenziali territoriali e nelle strutture ospedaliere con una verifica finale per consentire il passaggio ad un contratto a tempo indeterminato".
Per trovare soluzioni più adeguate viene quindi suggerita una riforma che parta dal riconoscimento di una "categoria speciale professionale", sola in grado di soddisfare pienamente le esigenze della professione medica, che includa l'area della dipendenza e quella della convenzionata.
La proposta prevede quindi: due profili gestionali di clinical governance con incarico quinquennale, attribuito dopo una selezione effettuata con una valutazione del curriculum professionale da una commissione esterna e una verifica annuale sul raggiungimento degli obiettivi; quattro profili non gestionali con accesso per pubblico concorso al primo profilo di durata quinquennale e attribuzione dei successivi profili, con incarico triennale, motivata previa comparazione curriculum.
(Cds/ Dire)