(DIRE) Roma, 28 mag. - Il dolore, le malattie inguaribili. Ci sono persone che si occupano di queste cose tutti i giorni, tutto l'anno. Per dare alla vita la dignità di essere vissuta, sempre, fino all'ultimo. E' questo il tema al centro dell'incontro di domani a Roma alla Casa del cinema, promosso dalla Fondazione Hospice Sera'gnoli e dalle sue strutture operative che si occupano rispettivamente di formazione, ricerca e divulgazione - l'Accademia delle scienze di medicina palliativa (Asmepa) e Asmepa edizioni.
La Fondazione Hospice Sera'gnoli, nata nel 2002, opera in ambito assistenziale attraverso la gestione, in area bolognese, degli Hospice Bentivoglio, Bellaria e Casalecchio, strutture dove - grazie all'accreditamento con il Servizio sanitario nazionale - si accede gratuitamente trovandovi un'accoglienza altamente qualificata, con un'èquipe multidisciplinare che si prende cura del paziente e dei suoi familiari per dare risposte al dolore fisico e psicologico e restituire dignità alla vita.
L'Accademia delle scienze di medicina palliativa dal 2006 svolge attivita' di ricerca, formazione e divulgazione, realizzando percorsi di apprendimento e approfondimento per operare nel settore delle cure palliative, grazie a una offerta formativa ad ampio spettro che comprende master universitari e corsi di formazione continua. Asmepa edizioni, emanazione editoriale dell'Accademia, offre, attraverso varie agili pubblicazioni, un contributo alla divulgazione degli aspetti fondamentali delle cure palliative e una sintesi degli incontri che Asmepa organizza ogni anno per sensibilizzare il grande pubblico su tematiche socio-culturali.
L'incontro vuole essere una riflessione su dolore e sofferenza, dunque, calata in un approccio assistenziale che mette al centro la persona e i suoi cari, la sua dignità e il diritto a scegliere consapevolmente come vivere anche nei momenti più duri della malattia inguaribile. Un momento di dialogo e divulgazione, aperto al pubblico, per ampliare la conoscenza delle cure palliative, promuoverne la diffusione grazie a una maggiore consapevolezza del ruolo trasversale che possono svolgere nei diversi ambiti della medicina.
Parlare di cure palliative oggi significa affrontare un tema difficile. Le cure palliative costringono a parlare del paziente invece che della malattia o dell'organo malato. Del paziente ma anche della famiglia, perché tutti sono coinvolti quando si ammala un famigliare. La malattia inguaribile è un problema universale e una fonte di sofferenza enorme e oggi si puo' fare qualcosa per alleviarla: le cure palliative possono affrontare la sofferenza evitabile, a livello fisico, psicologico e spirituale. Tuttavia a livello nazionale le strutture attivate non sono ancora in grado di rispondere in modo adeguato ai bisogni di cure palliative, i professionisti formati sono ancora pochi e la diffusione della cultura delle cure palliative e' ancora all'inizio, sia in ambito sanitario, sia a livello di opinione pubblica.
Come scrive Nadio Delai, nel suo nuovo libro "Applicabilità politica e sociale di una cura etica", pubblicato da Asmepa edizioni, "serve coltivare una vera e propria 'mutazione' della nostra cultura collettiva, che investa ad un tempo l'opinione pubblica, gli operatori della medicina e la stessa organizzazione sanitaria che provvede all'erogazione dei servizi di cura" [...] "Bisogna accettare di scendere nel mondo reale nel quale l'umanizzazione della cura ha bisogno di trovare una propria modalità operativa nell'ambito dell'organizzazione dell'offerta sanitaria e non solo nella buona volontà degli operatori".
Nate negli anni '60 in Inghilterra, le cure palliative introducono il concetto di 'dolore totale' come descrizione dell'insieme della sofferenza fisica, spirituale, psicologica e sociale con cui si confrontano i pazienti con malattia in fase avanzata e terminale. La natura intrinsecamente multidimensionale del dolore totale richiede infatti un approccio multi professionale per la sua diagnosi e per il suo trattamento, mettendo al centro il paziente e non la malattia.
Nonostante questo, ancora oggi in Italia le cure palliative devono guadagnare il pieno riconoscimento in ambito medico.
Dolore, astenia, perdita di peso, mancanza di appetito, nausea, vomito, ansia, dispnea, confusione e agitazione sono problemi comuni in pazienti affetti da patologie inguaribili. I pazienti presentano molti sintomi contemporaneamente e una buona èquipe di cure palliative sa ascoltare, seguire, valutare le persone, coinvolgendole nel processo nel quale sono protagonisti e lavorando non solo sulla sofferenza fisica, ma anche su quella psicologica e spirituale.
Le cure palliative sono soprattutto un modo diverso di fare le cose, di assistere il paziente e la sua famiglia, di metterlo al centro dell'attenzione. Garantire un ambiente umano, anche in ospedale, significa umanizzare la sofferenza e la vita del malato. E questo non significa un maggiore impiego di risorse economiche, ma un differente utilizzo delle risorse disponibili e una rimodulazione di interventi assistenziali e diagnostici non appropriati per rispondere ai bisogni di questi pazienti. Oggi in Italia occorre rafforzare la consapevolezza del ruolo delle cure palliative. Occorre impegnarsi per lo sviluppo di un corpo di conoscenze riconosciuto e di una rete assistenziale integrata, dove possano crescere professionalità, che garantiscano assistenza, formazione e ricerca di elevata qualità. Lo scenario ideale in un futuro speriamo non troppo lontano è una stretta collaborazione tra medici di famiglia, specialisti ed equipe di cure palliative con l'obiettivo comune di mettere davvero al centro della cura il paziente e la sua famiglia.
Per favorire una riflessione su questi temi e portarli a conoscenza del pubblico sono stati affiancati a professionisti esperti nell'ambito delle cure palliative in Italia, come Monica Beccaro (Accademia delle scienze di medicina palliativa), Marco Spizzichino (ministero della Salute) e Adriana Turriziani (Società italiana di cure palliative), alcuni interpreti del pensiero moderno: Remo Bodei, Pier Luigi Celli, Nadio Delai, Umberto Galimberti, già autori di Asmepa edizioni, che nei loro libri hanno affrontato da diverse angolazioni i temi del dolore e della sofferenza.
Il regista Giacomo Campiotti, autore della recente serie tv 'Braccialetti rossi', che ha affrontato il tema della malattia negli adolescenti, porterà la sua testimonianza, mentre la giornalista scientifica Livia Azzariti, volto noto della divulgazione medica in televisione, modererà l'incontro.
Obiettivo della Fondazione Hospice Sera'gnoli, dell'Accademia delle scienze di medicina palliativa e di Asmepa edizioni è dunque, attraverso questo primo incontro a livello nazionale, di contribuire a diffondere una corretta cultura delle cure palliative in Italia.
(Com/Wel/ Dire)