Roma, 14 mag. - Articolo tratto da "La Repubblica". "Faccio un appello al sindaco Marino: imponga un presidio medico nei grossi centri commerciali della capitale. Ricordi la morte di mio figlio Francesco, soffocato da un boccone di würstel. Ricordi che nella struttura di Porta di Roma tutti hanno cercato per venti lunghi minuti, di negozio in negozio, un medico. E quel medico, che avrebbe potuto salvare la vita del mio bimbo di tre anni, non c'era. Marino lo faccia per tutte le mamme della capitale. Solo così Francesco non sarà morto invano". Alessia Vitti, madre del piccolo che giovedì 13 marzo è andato in coma all'Ikea ed è poi morto il 18 marzo al Policlinico Gemelli, chiede aiuto al sindaco di Roma.
Perché si rivolge proprio a Marino e non al ministro della Salute? "Perché è il sindaco e tutto quello che accade in città in qualche modo lo riguarda. Ma più di ogni altra cosa perché è un medico, un grande medico anche. Lui ha curato, ha salvato delle vite. Deve avere un'importanza particolare per lui la salute della gente, altrimenti non avrebbe scelto questa professione. E anche se ora non si occupa più attivamente di questo, questa propensione non può essere sparita. In più ha il potere istituzionale per poter cambiare le cose che non vanno".
Cosa le sta più a cuore in questo momento? "Il lavoro che sta facendo mia sorella Federica. Lei abita a Fontenuova, un comune in provincia di Roma, io ho comprato casa accanto a lei ma non ci sono più tornata da quando è morto mio figlio. Ora abito dai miei suoceri a Ponte Milvio. Mia sorella ha chiesto e ottenuto dal sindaco del paese di tenere un corso in piazza venerdì pomeriggio, con la Croce Rossa, sulle manovre antisoffocamento. Tante mamme hanno chiesto di partecipare. Il lavoro di mia sorella è importante, in questo momento fa quello che io non riesco a fare".
Cosa le impedisce di organizzare con lei questi incontri? "Il dolore. Me lo impedisce il dolore. Ogni giorno è peggio, ogni giorno Francesco mi manca di più. Mi rendo lentamente conto di quello che è successo. Averlo visto morire sotto i miei occhi senza poter fare niente mi ha distrutto. Mio marito, che pure soffre profondamente, non ha visto quella scena al rallentatore, quando il piccolo non respirava, quando ha chiuso gli occhi per non riaprirli mai più. Quei minuti hanno distrutto la mia anima. Per questo chiedo che nessuna madre al mondo li viva mai più".
(Cds/ Dire)