Roma, 6 giu. - Da un punto di vista "strettamente farmacologico, in particolare, mi preme ribadire, come più volte affermato, che non sollevo alcun problema al suo uso in modalità terapeutica e di conseguenza, non nutro alcun dubbio sul suo effetto curativo. Da qui però ad arrivare ad altro, la strada è molto lunga anche perché nel nostro Paese, intorno al suo uso, da decenni, si combatte una battaglia sul piano culturale". È questa la posizione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, espressa in un messaggio inviato al convegno sulla cannabis promosso dalle associazioni "A buon diritto" e "Luca Coscioni".
Lorenzin è stata dunque chiara: apertura per l'uso terapeutico della cannabis, ma assolutamente contraria a liberalizzazione tout court. Il ministro ha poi sottolineato che la questione della cannabis "può essere affrontata da due distinti punti di vista: quello farmacologico e quello di semplice consumo".
"Quello che però mi dispiace- ha aggiunto la responsabile della Salute- è che intorno a questi argomenti non si riesca ad aprire un dibattito di stampo realmente laico senza essere trascinati a concentrare la discussione sulla questione 'liberalizzazione sì liberalizzazione no', su cui sono assolutamente contraria. Per questa ragione non riesco ancora a comprendere come sia possibile parlare di liberalizzazione tout court". "Ritengo- ha concluso- che questi siano messaggi negativi anche sul piano culturale.
Rischiamo di far passare un'idea di sottovalutazione del problema o peggio di normalizzazione".
Il convegno ha sviluppato il dibattito intorno al tema: "La cannabis fa bene, la cannabis fa male. Una proposta di legge per l'accesso ai medicinali cannabinoidi", e nel corso dei lavori è stato presentato un dossier sull'uso dei medicinali cannabinoidi in Italia. Il documento- ha spiegato il senatore Luigi Manconi del Pd e organizzatore del Convegno- cerca di misurare, attraverso la viva voce dei malati e il racconto delle loro sofferenze, quanto sia ampia la distanza tra ciò che la norma consente e ciò che la sordità delle istituzioni, la macchinosità delle procedure e l'insensatezza dei vincoli determinano".
(Cds/ Dire)