Roma, 30 gen. - Ogni anno in Italia colpisce oltre 3mila donne e in Europa è il secondo tumore più diffuso, dopo il cancro al seno, nella popolazione femminile tra i 15 e i 44 anni. Il carcinoma al collo dell'utero è stato però riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima neoplasia totalmente riconducibile a un'infezione, causata da un agente virale molto comune, il Papilloma Virus Umano (Hpv). Il che significa, in pratica, che vaccinandosi contro il virus si può prevenire l'insorgere del tumore.
"Sebbene l'Italia sia stato il primo Paese in Europa a lanciare nel 2008 un'organica campagna di immunizzazione gratuita, rivolta alle ragazze preadolescenti nel dodicesimo anno di vita, i dati del Rapporto pubblicati dall'Istituto Superiore della Sanità registrano una copertura vaccinale molto variabile sul territorio nazionale- afferma Francesca Merzagora, Presidente di Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), in conclusione della Settimana Europea della Prevenzione del Cancro della Cervice Uterina-. C'è ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano nazionale della prevenzione vaccinale 2012-2014".
Vaccinate solo il 69% delle 12enni. La profilassi rappresenta la migliore arma di difesa contro il carcinoma della cervice uterina, che causa ogni anno circa 15mila vittime in Europa e 1.500 in Italia. "Ma nonostante sia stata dimostrata la sicurezza del vaccino anti-HPV, in grado di offrire un'efficace protezione nei confronti del 70% circa dei carcinomi uterini, ancora oggi persistono molti dubbi e perplessità", aggiunge Merzagora.
In base ai dati aggiornati al 30 giugno 2013, forniti dal Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute e pubblicati dall'Istituto Superiore di Sanità, la copertura media nazionale per le coorti 1997, 1998 e 1999 è infatti intorno al 69 per cento per tre dosi di vaccino: non è stato quindi raggiunto l'obiettivo (dal 70 per cento in su) prefissato dal Piano nazionale della prevenzione vaccinale. Il rapporto testimonia inoltre una grande disomogeneità nell'accesso al vaccino a livello regionale: dalla 'virtuosa' Toscana (nelle tre coorti prese in esame registra una copertura superiore all'80%) ai risultati di Sicilia e Campania, che non superano rispettivamente il 56 e il 62%.
Pediatri e medici di base. "In occasione della Settimana Europea- conclude Merzagora- O.N.Da ribadisce il suo impegno sul fronte della sensibilizzazione e informazione sul tema dell'Hpv. Per questo abbiamo coordinato il Progetto europeo Aurora, che coinvolge dieci Paesi (Lettonia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Polonia, Grecia), oltre all'Italia, con l'obiettivo di individuare una strategia comune, volta a promuovere lo screening del tumore del collo dell'utero nei nuovi Stati membri dell'Unione Europea, nelle donne in età riproduttiva (30-69 anni), con particolare attenzione ai gruppi di popolazione più difficili da raggiungere".
Per diffondere maggiormente il vaccino sarebbe fondamentale, secondo Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma, "la promozione e l'implementazione di programmi informativi per la sensibilizzazione delle ragazze e, soprattutto, dei genitori.
Strategico, in tal senso, è anche il ruolo svolto da tutti gli operatori sanitari coinvolti (pediatri, medici di medicina generale, ginecologi, operatori dei centri vaccinali), che rappresentano gli interlocutori diretti con l'utenza interessata".
(Cds/ Dire)