Roma, 28 gen. - Questione di giorni. Quattro, forse cinque. Poi si saprà se Antonio Mastrapasqua, indagato per truffa aggravata dalla Procura di Roma, dovrà lasciare la più importante delle poltrone su cui siede, la presidenza dell'Inps. Vogliono le sue dimissioni Sel, i sindacati, le associazioni dei consumatori.
Solo Forza Italia lo difende. Il premier ha chiesto al ministro del Lavoro Enrico Giovannini di fare una "prima ricognizione" sull'affaire dei presunti rimborsi gonfiati all'Ospedale Israelitico, di cui Mastrapasqua è direttore generale. Per accertare fino a che punto il suo conflitto di interessi ha avuto un peso in questa storia. Cosa sapeva di quelle 12mila schede sanitarie che i carabinieri del Nas ritengono taroccate? Chi firmava le cessioni all'Inps dei crediti "non esigibili"? Un qualche segnale di un suo coinvolgimento diretto, porterebbe all'immediato commissariamento dell'Ente previdenziale. Non migliora la sua posizione la Corte dei Conti, che ieri ha aperto un fascicolo per danno erariale. E se danno c'è stato, ne va ricercata l'origine nelle clausole di un protocollo d'intesa sospetto, firmato tre anni fa da Mastrapasqua con la Regione Lazio, su cui indaga il pm Maria Cristina Palaia, e che Repubblica è in grado di pubblicare. Un testo sempre bocciato dal governo e, sorprendentemente, sempre rimasto in vigore.
Quel 3 agosto del 2011 si siede al tavolo con il funzionario del dipartimento regionale della Sanità Ferdinando Romano. C'è da sistemare la grana delle migliaia di fatture contestate e da definire i rapporti futuri tra l'Israelitico e la Regione.
Mastrapasqua parla, fa vedere carte, tratta, spiega, e se ne va dall'incontro con una convenzione così goffamente sbilanciata nei confronti della sua clinica da essere rigettata dal governo, prima ancora di essere contestata dal Nas perché "contraria alla normativa regionale" e perché ritenuta foriera di un "ingiusto vantaggio" quantificato in 71 milioni di euro.
Il parere impietoso che ne danno i ministeri della Salute e dell'Economia avrebbe dovuto già allora far capire qualcosa di più. "Il protocollo non è stato sottoposto alla nostra attenzione- scrivono al Commissario ad Acta, che allora è Renata Polverini- il decreto ci è giunto il giorno stesso della riunione di verifica". Poi entrano nel tecnico, e ne viene fuori una gestione dell'Israelitico sgangherata e contraddittoria. "Risulta che siano erogate prestazioni di odontoiatria in regime di ricovero, in assenza di autorizzazione e accreditamento". Tra i 18 reparti di specialità "non è nemmeno presente l'odontoiatria ". E ancora: "A fronte di 12 posti letto diurni autorizzati, l'Ospedale ne dichiara 24".
Ma il protocollo dà il peggio di sé nella parte in cui stabilisce i criteri che la Asl doveva seguire per verificare la regolarità delle schede di dimissioni, comprese quelle contestate. Scrivono i funzionari del governo: "Nel provvedimento sono inserite una serie di clausole a favore dell'ospedale che di fatto limitano il potere dei controlli della Regione, garantendo la piena remunerazione a prescindere dall'esito". È talmente prono agli interessi dell'Israelitico, quella convenzione, che i delegati dei due ministeri si vedono costretti a ricordare che "nessuna norma consente una totale equiparazione tra le strutture classificate (come l'Israelitico, che è ente religioso, ndr) e gli ospedali pubblici".
La chiosa, sulla questione del riconoscimento di oneri per interessi è, se possibile, ancor più netta: "Anche in questo caso appare evidente il miglior trattamento riservato all'Ospedale Israelitico, rispetto agli altri". A cose normali, ce n'è abbastanza perché la Giunta blocchi tutto. E invece la Polverini nel 2012 con un decreto ratificherà un altro protocollo, anche questo firmato da Mastrapasqua e Romano, anche questo respinto dal governo perché "solo in parte supera le criticità". Rimasto in vigore fino a poche settimane fa, quando il governatore Nicola Zingaretti lo ha fatto disdire, bloccando il pagamento delle fatture contestate, che hanno già portato al rinvio a giudizio di 10 persone, tra dirigenti e dentisti.
Possibile che Mastrapasqua fosse all'oscuro di tutto? "Possibile", dicono i suoi collaboratori. In effetti è solo il personale medico che ha la facoltà di cambiare il codice di un ricovero per ottenere i rimborsi, e dunque budget annuali più alti, dalle Asl laziali. Ma, si chiedono in Procura, perché avrebbero dovuto farlo, visto che non sono i medici a guadagnarci? Chi ha dato disposizioni in tal senso? (Cds/ Dire)