Roma, 21 gen. - "No categorico all'obbligo di prestare servizio all'interno delle Case della Salute per i medici di medicina generale (Mmg). Sì, alla possibilità di lavorare nelle strutture sanitarie in questione, solo ed esclusivamente su base volontaria di ciascun professionista". Netta la posizione espressa da Paolo Marotta, vice-segretario Smi (Sindacato Medici Italiani) - Lazio, in occasione della riunione conclusa stamane presso la sede della Regione, e incentrata sulla presentazione della bozza del decreto del commissario ad acta (Dca) relativa alle Case della Salute, in cui emerge l'obbligatorietà, per i Mmg, di operare nelle succitate strutture sanitarie.
"Un obbligo inaccettabile imposto della Regione Lazio che, per altro, non è affatto stabilito del ministero della Salute", afferma con forza Paolo Marotta, secondo cui: "Se i Mmg fossero costretti a lavorare all'interno delle Case della Salute si verificherebbe un progressivo ed inarrestabile indebolimento della rete degli studi dei medici di famiglia, con conseguente disorientamento degli assistiti". Inoltre, "le Case della Salute, dovrebbero garantire una importante opportunità di lavoro anche per i giovani medici precari; eppure, all'interno del Dca, non è menzionata alcuna modalità di accesso per tale categoria", aggiunge ancora il Sindacalista.
Urge, poi, chiarire un altro punto essenziale: "Il modello organizzativo delle Case della Salute è rivolto, unicamente, al medico di assistenza primaria (medico di famiglia), come si evince dalla bozza del Decreto, o a tutti i medici di medicina generale (assistenza primaria, continuità assistenziale e medicina dei servizi), come previsto, invece, dal ministero della Salute? Riscontriamo, infatti, una grande confusione all'interno del Dca sul ruolo di queste figure professionali, che dovrebbe essere chiarito al più presto. Anche perché, se l'accesso alle Case della Salute fosse rivolto solo al medico di assistenza primaria, si riscontrerebbe l'inammissibile esclusione di una parte dei medici convenzionati alla medicina generale (continuità assistenziale e medici dei servizi)".
Paolo Marotta pone quindi l'accento anche sulle criticità dell'informatizzazione, blandamente accennate nella bozza del Decreto. "Non si comprende- dice- come un progetto così ambizioso e complesso, come quello delle Case della Salute, non preveda un restyling complessivo e radicale dei sistemi di informatizzazione del sistema regionale". In ultima analisi, il vice-segretario Smi-Lazio, conclude, avanzando una proposta: "Sarebbe utile e funzionale per l'assistenza territoriale e per decongestionare i pronto soccorso, una rete informatica ad hoc, che metta in collegamento le Case della Salute con le Unità di Cure Primarie (Ucp), con gli Ospedali e le Università. Un buon sistema informatico consentirebbe, con un semplice 'click', di ottenere l'accesso alla cartella clinica del paziente da parte di tutti gli operatori del sistema; nonché la possibilità di effettuare consulenze anche per via telematica" (Cds/ Dire)