Roma, 21 gen. - Il complesso ospedaliero più importante di Roma nord rischia la paralisi, per l'eccessivo afflusso di malati. In particolare, al reparto di Oncologia, i numeri parlano chiaro: il personale medico di questo delicato reparto ha sfiorato quest'anno le 15 mila le visite ambulatoriali ed ha gestito circa 3 mila ricoveri in day hospital, con solo 6 postazioni a disposizione per le cure chemioterapiche. "E' evidente- spiega Paolo Marchetti, responsabile del Dipartimento di scienze Oncologiche del Sant'Andrea- che ne servirebbero almeno il doppio. Solo quest'anno, da gennaio a settembre, abbiamo raggiunto quota 10 mila, solo di visite".
Il Dd Corradi: raddoppio promesso. Secondo Marchetti "va rivista l'organizzazione del reparto: oggi le postazioni per la cura sono sei in tutto: chiediamo alla dirigenza di metterne a disposizione almeno il doppio. È una richiesta che va soddisfatta con urgenza, perché questi malati non possono aspettare". A rispondere in maniera solerte è il direttore generale del nosocomio, Maria Paola Corradi: "Prometto al professor Marchetti le ulteriori 6 postazioni richieste, ma faccio presente che la situazione del Sant'Andrea richiede un ripensamento radicale".
Senologia: eccellenze e poche sale. Tra tutti i reparti, un altro che è cresciuto in maniera esponenziale è quello di senologia, che accoglie ogni anno da 3mila pazienti, mentre circa 400, che ricevono la diagnosi di tumore al seno, rimangono in ospedale e vengono dirottate in sala operatoria. Nonostante l'afflusso incessante, le attese per l'operazione sono ancora contenute entro i 30 giorni dalla diagnosi. Ma le sale operatorie insufficienti costringono i chirurghi a veri tour de force, con quattro sedute operatorie al giorno di media e dimissioni lampo del paziente, in alcuni casi operate in day-hospital.
Pazienti da tutta Italia. "L'equipe del professor Claudio Amanti attira pazienti da tutt'Italia. Abbiamo così raggiunto numeri importanti- commenta il direttore generale del nosocomio Maria Paola Corradi- certamente molto lontani da quelli del 2005, quando la struttura decollava anche per effetto dell'apertura del pronto soccorso. Oggi quest'ospedale, nato negli anni settanta con un progetto che si basava sulle esigenze di quarant'anni fa, ha bisogno di un serio ripensamento, per mantenere gli standard di efficienza raggiunti dai singoli reparti. I successi del personale medico sono inversamente proporzionali alle capacità di quest'ospedale, che ha bisogno di un restyling, per serie carenze strutturali".
Budget fisso, pazienti in aumento. La Regione Lazio ha fissato un budget di spesa fisso, per ogni struttura sanitaria pubblica della Capitale; budget che non aumenta al variare dell'afflusso dei pazienti. Così se il Sant'Andrea, diventato la più importante struttura pubblica di Roma nord, deve affrontare ogni giorno un numero crescente di utenti, per effetto del ridimensionamento delle altre strutture capitoline e anche per l'ottimo lavoro svolto dai nostri specialisti, il budget a disposizione rimane invariato. Dunque gli spazi, tra sale operatorie, e dipartimenti per la cura, risultano sempre più insufficienti. "Per questo- spiega Corradi- abbiamo presentato un progetto di ampliamento, che è stato approvato dalla Regione Lazio nel 2011, ed è stato anche inserito nel nuovo piano regolatore comunale dalla giunta Alemanno, di recente, nel 2013".
Primo ampliamento in arrivo. Il primo ampliamento del valore di 17 miliardi di euro è stato già messo in gara. Il bando si è chiuso il 20 dicembre. Ora una commissione dovrà valutare, tra tutti i progetti, quello meritevole dell'aggiudicazione. "Ma questo primo progetto- conclude Corradi- servirà più che altro a spostare alcuni uffici amministrativi da una struttura esterna, che oggi costa 500 mila euro l'anno, e ad accorparli nel complesso ospedaliero. Sarà poi necessaria una seconda tappa, con cui verrà costruita una palazzina di 5 piani, alle spalle dell'ospedale, dove prevedere tutte le attività oggi maggiormente affollate: l'Emergenza, l'Oncologia, la Cardiologia e la Cardiochirurgia. Inoltre in questa struttura ipotizzo di avviare l'intramoenia, che potrebbe aiutare l'ospedale a compensare le perdite, dovute all'eccessivo afflusso dell'utenza, oggi sproporzionata rispetto alle risorse assegnate dalla regione".
(Cds/ Dire)