SANITÀ E COSTI
Costi standard sanitari: Emilia, Toscana, Veneto, Lombardia e Piemonte regioni-regine
Roma, 17 gen. - Prima l'Emilia Romagna, al secondo posto a braccetto Toscana e Veneto, poi Lombardia e Piemonte. Se i 'giochi' si chiudessero oggi, sarebbero queste le cinque regioni benchmark da cui scegliere le tre migliori per definire i costi standard sanitari per il 2014 e dunque la spartizione di oltre 110 mld. Cinque regioni regine, stando alla griglia temporanea di applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), alle quali fanno da contraltare le 'regioni canaglia' in fondo alla classifica: ultima la Campania, poi Calabria, Puglia, Molise e Abruzzo. Tutte del sud, tutte (tranne la Puglia) commissariate, con il Lazio (pure commissariato) appena un gradino più su.
A fare le pulci ai governatori è stato il comitato permanente di verifica dei Lea del ministero della Salute. Che, oltre a dare i primi voti parziali, ha anche stilato una classifica impietosa di inadempienze, che in pratica tocca tutto ciò che 'fa sanità', o che almeno dovrebbe, soprattutto nelle regioni bocciate. I giochi, però, non sono ancora chiusi, mancano le valutazioni sugli aspetti economici. Che però difficilmente sposteranno più di tanto gli equilibri e i gradini in classifica. Mentre qualcosa potrebbe cambiare per i criteri di applicazione dei costi standard.
Ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha infatti svelato in un'audizione alla Camera sul federalismo fiscale, che gli attuali criteri potrebbero cambiare, ma dal 2015, anche prevedendo forme di premialità anche per le regioni che si avvicinano verso la convergenza rispetto alle regioni benchmark. Un'ipotesi molto simile a quella da tempo sponsorizzata dalla Toscana, che propone l'abolizione del benchmark ristretto a una rosa di regioni, per allargarlo invece a tutte quelle con i conti o posto. Escluse dunque quelle sottoposte a piani di rientro, le cui modalità peraltro saranno riviste col prossimo Patto per la salute.
E proprio ieri sul Patto c'è stato un vertice tra le Regioni e il ministro, in vista di un autentico tour de force che dovrebbe portare all'intesa finale al più tardi per fine febbraio. Una marcia in combinata con i lavori sulla spending review. Con l'obiettivo di rafforzare il ruolo di controllo del ministero sull'applicazione delle riforme: un semi passo indietro, è la speranza diffusa, dal federalismo.
(Cds/ Dire)
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