Roma, 9 gen. - Il medico del Regina Elena di Roma, Giulio Vallati, è innocente. È quanto ritiene il gip del Tribunale capitolino, che ha disposto l'archiviazione dell'indagine su un supposto caso di malasanità. Il fascicolo riguarda un ragazzino di 11 anni che a seguito di un'operazione propedeutica a un successivo intervento di asportazione di un angiofibroma nasofaringeo, ha perso la vista all'occhio sinistro.
"È vergognoso", ha voluto sottolineare il padre del giovane, Dario Colombo, amministratore di Gesap, l'ente che gestisce l'aeroporto palermitano di Punta Raisi intitolato a Falcone e Borsellino. L'ipotesi di reato era che ci fosse stata una colpa medica nell'esecuzione dell'intervento e che fosse stato compiuto un falso, in riferimento alla presunta manipolazione del consenso informato. In particolare, è scritto nella denuncia, il documento sarebbe stato regolarmente controllato dal padre del ragazzino e poi firmato, ma in un secondo momento sarebbe stato inserito il rischio di ischemia cerebrale che ha portato alla perdita della vista dell'11enne.
Per i magistrati di piazzale Clodio c'è un dato acquisito: "È emerso che al padre del minore fu spiegata la difficoltà" dell'operazione, ma "non è provata con certezza se al padre fu spiegato in maniera chiara e diretta che il minore rischiava la cecità". In questo caso, continuano i magistrati, "nel caso in cui manchi il consenso informato per valutare la condotta del medico deve comunque verificarsi se nella condotta medica sia rinvenibile una finalità terapeutica".
Tale "finalità terapeutica" si ricaverebbe dalla "circostanza che anche se informati del possibile esito infausto dell'intervento, i Colombo avrebbero comunque accettato il trattamento terapeutico, come dimostrato dalla circostanza che il minore dopo l'esito infausto cagionatogli all'ospedale Regina Elena veniva ricoverato all'ospedale di Brescia ove veniva sottoposto al medesimo intervento".
Relativamente al falso del consenso informato, si ritiene che non ci sia "certezza sulla falsità né tale falsificazione può essere altrimenti dimostrata", in quanto ci sarebbero elementi "contrastanti". La famiglia Colombo ritiene che sia stato compiuto un errore di valutazione dei magistrati.
(CdS/ Dire)