Roma, 24 feb. - Nel novembre 2012 una ricerca elaborata dall'Agenas per conto del ministero della Salute assegnava al Lazio la 'maglia nera' per i ricoveri e la durata delle degenza media pre operatoria (2,5 giorni contro 1,8 di quella nazionale). Sprechi e poca efficienza, spiegava il "Programma di valutazione degli esiti" sulle cure erogate nel 2011, che bocciava gli ospedali laziali.
Eccesso di cesarei. Al Policlinico Umberto I lo stesso intervento veniva effettuato in 15 reparti diversi: questo significava che in molti reparti non si facevano più di 1-2 interventi l'anno. Ma più in generale, tornando ai ritardi, nel Lazio solo il 24 per cento delle operazioni al femore venivano eseguite entro 48 ore, rispetto a una media nazionale del 33%.
Record negativo al Pertini (7,8%) e al San Filippo Neri. Sempre nel 2011 era stato rilevato un eccesso di parti cesarei,secondo la ricerca dell'Agenzia dei servizi sanitari regionali (Agenas) per conto del ministero della Salute, che metteva a confronto 1.500 strutture in tutta Italia misurando secondo parametri internazionali efficacia e efficenza delle cure.
Budget troppo oneroso. Le pagelle sugli ospedali romani dimostravano che c'era ancora molto da lavorare in termini di miglioramento delle 'performance' e di riconversione delle spese dagli ospedali, che assorbivano 3 anni fa oltre il 50% del budget sanitario contro il 44 delle Regioni più virtuose) al territorio. La situazione va progressivamente migliorando, ma non abbastanza se la Regione ha ritenuto necessario potenziare con ben 30 medici ispettori nuovi assunti la propria "squadra anti sprechi e anti truffe".
Ambulatori e assistenza a casa. Secondo Carlo Perucci, tra i promotori della ricerca Agenas, "nel Lazio si usano troppo gli ospedali per curare malattie che potrebbero essere affrontare in modo più appropriato, efficace e meno costoso attraverso servizi territoriali, costruendo percorsi che assegnano un ruolo centrale al medico di famiglia, affiancato da ambulatori e assistenza domiciliare".
Fratture in lista d'attesa. Quanto al settore Ortopedia preoccupa la percentuale di interventi chirurgici eseguiti entro le 48 ore da quando il malato si è fratturato il femore: se l'operazione viene fatta in due giorni il paziente, soprattutto anziano, guarisce prima e ha una più alta possibilità di riacquistare mobilità e indipendenza. Nel Lazio, al 2011, solo il 24% degli interventi veniva eseguito entro 48 ore, rispetto al 33% della media nazionale. Fanno eccezione il Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina e il Sant'Eugenio, dove questo dato arrivava al 73%; nonché il Policlinico Gemelli con il 72% (nel 2007 era al 5%). Ma a Roma al Pertini erano solo il 7,8% i casi operati in 48 ore e al San Filippo Neri il 18%.
(Cds/ Dire)