Roma, 20 feb. - Una lettera minatoria indirizzata al presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori è stata recapitata ieri mattina in Regione. All'interno della busta, che reca il timbro postale del 18 febbraio ma che è stata aperta solamente ieri, una missiva in cui parole minacciose vengono rivolte anche al presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Nella lettera, anonima, e di poche righe, è scritto: "Non fare la verginella, non incanti nessuno. Tu e Zingaretti siete i simboli del regime mascherato. Se continuate su questa linea, se non fermate il Ptpr, vi fermeremo noi. Stai attento, è il primo e ultimo avvertimento. Ti facciamo male".
Ieri in Consiglio regionale era infatti fissata la discussione sul Piano territoriale paesistico regionale. Il presidente dell'Aula consiliare Leodori ha sospeso la seduta in corso su richiesta dei consiglieri, per permettere loro di approfondire lo studio sui temi riguardanti il piano territoriale paesistico regionale. Poi è stata convocata una riunione dei capigruppo di quindici minuti prima di riprendere i lavori del Consiglio che, al termine, ha deciso di prendersi un altro anno per decidere sul Piano.
Il presidente della Pisana, Leodori, ha sporto denuncia alla polizia contro ignoti. Le forze dell'ordine hanno già visionato il documento e sono partite le indagini. Su twitter il presidente dell'Aula ha commentato: "Diciamo che è Carnevale e qualcuno si è voluto mettere la maschera da cattivo".
"Esprimo la piena vicinanza al presidente del Consiglio Leodori e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti per un episodio vergognoso, da non sottovalutare, che mi auguro faccia riflettere coloro che ogni giorno cercano in ogni modo di incendiare il tessuto sociale, ed il clima politico-istituzionale danneggiando innanzitutto i cittadini piuù deboli", ha scritto in un comunicato il deputato del Pd, Enrico Gasbarra.
Ma la solidarietà è bipartisan, dal Pd a SeL a Forza Italia. "Si sta perdendo il senso e il rispetto per le istituzioni. Le minacce recapitate al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e al presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori sono una provocazione a tutti i democratici, non rappresentano in alcun modo forme di dissenso ma sono criminalità ed ignoranza. Criminalità che va combattuta con la fermezza con cui sempre lo stato democratico ha risposto a simili provocazioni. Chi confonde la dialettica politica, l'esercizio di legittimi diritti di dissenso, con le minacce non ha capito la lezione della storia. La democrazia è un sistema in cui si discute e in cui ci si divide nel confronto ma è monolite dinanzi alle mostruosità del terrorismo e di fronte a chi immagina il ritorno a regimi illiberali e dittatoriali. Sto con Zingaretti e Leodori senza se e senza ma perché, seppure di un'altra parte politica, rappresentano le istituzioni e le istituzioni non sono di una parte o dell'altra ma sono degli italiani", ha dichiarato in una nota, il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone.
Mirko Coratti, presidente del consiglio capitolino romano e dunque 'omologo' di Leodori in Campidoglio, scrive: "La lettera minatoria, rivolta al presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori, è un vile atto da condannare con fermezza. Ridurre il dissenso a minacce anonime dà la misura della codardia di chi si sente forte dietro a un pezzo di carta, senza portare reali motivazioni alle proprie ragioni, se di ragioni in questo caso si può parlare. A Daniele Leodori, e a Nicola Zingaretti al quale è stato rivolto lo stesso avvertimento, va la mia piena solidarietà".
Marco Vincenzi, capogruppo del Partito democratico al Consiglio regionale del Lazio, parla di "tentativi miserabili che ovviamente non avranno alcuna conseguenza visto che Leodori e Zingaretti non si lasceranno condizionare da queste intimidazioni. Mi auguro che le forze dell'ordine siano in grado di accertare rapidamente i responsabili di questo grave gesto. E rivolgo un forte appello a tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a prendere le distanze dai responsabili di questo grave gesto".
Il Movimqnto 5 stelle invece parla di strane coincidenze: "Stigmatizziamo come sempre le minacce e la violenza ma leggendo il testo della missiva recapitata a Leodori e Zingaretti sembra che l'abbiano scritta i costruttori, quel 'se non fermate il PTPR' è o un refuso o una chiara indicazione da parte dei palazzinari. Aspettiamo il risultato dell'indagine che le forze dell'ordine stanno portando avanti in queste ore ma c'è una strana puntualità nel Lazio: quando la giunta è in difficoltà sulla questione Fegatelli appare come per magia una microspia grande come una pizza nell'ufficio del dirigente non rimosso da Zingaretti, oggi che è evidente a tutti che sulla mancata PTPR c'è stata poca chiarezza e poca coerenza da parte della maggioranza appare, deus ex machina, la lettera minatoria". Così in una nota il gruppo consiliare M5S Lazio, appresa la notizia della lettera minatoria ricevuta dal presidente Leodori.
(Cds/ Dire)