Roma, 10 feb. - Il vecchio medico di famiglia capiva cosa aveva il paziente dai suoi occhi appena entrava in studio e continuava a studiarlo con sguardo attento durante la visita prendendo appunti. Adesso invece fra medico e paziente si sta frapponendo un muro che riduce sempre di più l'empatia del loro contatto visivo: uno studio della Northwestern University Feinberg School of Medicine pubblicato sull'International Journal of Medical Informatics indica come per quasi un terzo del tempo della visita (il 31%) gli occhi del medico si dedichino allo schermo del computer piuttosto che al paziente, mentre i medici che usano ancora il vecchio sistema degli appunti scritti a mano guardano le loro cartelle solo per il 9% del tempo di visita.
Pay-for-performance. L'uso esasperato del computer, ormai dilagante negli USA, deriva dall'attivazione dei cosiddetti programmi P4P (Pay-for-Performance, cioè pagamento per prestazione) che nella riforma Medicare/Medicaid d'oltreoceano premia con incentivi economici i medici che, sia nei pazienti complessi che nelle cure generiche, usano strumenti 'facilitatori' come il computer per una migliore performance, ad esempio ricavando decisioni cliniche ottimali tramite check-list o linee guida condivise.
Ricetta digitale. In Italia il medico è stato incentivato a usare il computer al posto della carta solo dalla mini-rivoluzione sanitaria che prevede il collegamento del proprio pc alle farmacie per l'invio della cosiddetta ricetta digitale o 'dematerializzata' e dispone altresì che il medico di famiglia non adeguatosi per tempo alla prescrizione elettronica subisca una decurtazione dello stipendio.
Il bastone e la carota. Se per avvicinare il medico al computer da noi è stato usato il metodo del 'bastone', negli Usa si è optato per quello della carota e ci sono stati risultati indubbiamente positivi come ad esempio quello del trattamento delle ulcere declivi il cui miglioramento è passato a livello nazionale dal 64% al 92% quando i medici hanno appreso del piano di incentivazione dello stipendio collegato all'uso del pc.
Il prezzo da pagare. Ma ogni moneta ha due facce. Lo studio della Northwestern University non è il primo a rilevare il prezzo che il medico deve pagare per questo nuovo tipo di gestione sanitaria. Già nel 2012 un noto articolo della Johns Hopkins University pubblicato su JAMA e ripreso anche dal Wall Street Journal, faceva notare come la motivazione economica non sia forse la strada giusta per migliorare la qualità del servizio sanitario: checché se ne dica, il medico più soddisfatto non è infatti quello che riceve uno stipendio più alto, ma quello che lavora meglio, consapevole e responsabile del successo non solo della singola misura/procedura indicatagli dalle linee guida che gli pervengono via computer, ma della salute e del benessere del suo paziente.
Pagati dal computer. Per il sistema sanitario Usa invece l'uso del computer ha assunto una tale importanza da diventare addirittura il tramite per erogare lo stipendio, cosicché il medico si allontana sempre più dal letto del malato per avvicinarsi al computer, rischiando di perdere la sua motivazione alla missione clinica e diventare sempre più un mero compilatore di schede elettroniche di pazienti empaticamente tutti uguali.
Come sottolinea un articolo pubblicato lo scorso inverno sul Jornal of Health Organization Management, negli Stati Uniti tutto questo ha condotto a un decadimento della comunicazione medico-paziente e a una scadente qualità della cura, con medici demotivati e demoralizzati. E questa situazione può avere conseguenze a lungo termine: le nuove generazioni di medici rischiano di perdere la capacità di formulare corrette diagnosi differenziali, perché ormai basta consultare la sezione di problem solving del programma computerizzato.
(Cds/ Dire)