Roma, 5 feb. - Otto persone, tra medici e infermieri in servizio all'ospedale San Giovanni, rischiano di finire sotto processo a Roma per la morte, avvenuta il 29 giugno 2012, del piccolo filippino Marcus De Vega, nato prematuro e ricoverato in neonatologia, al quale, per errore, fu iniettato del latte in vena al posto della soluzione fisiologica. La richiesta di rinvio a giudizio, sollecitata dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani, sarà sottoposta al vaglio del gup Costantino de Robbio.
All'infermiera pediatrica la procura ha contestato l'omicidio colposo, perché "come addetta al controllo, pesatura e alimentazione dei neonati inavvertitamente collegava l'alimentazione enterale al catetere venoso applicato a De Vega determinando la somministrazione di sostanze alimentari (latte) in vena, somministrazione che determinava una gravissima insufficienza respiratoria terminale".
Gli altri imputati devono rispondere di concorso in favoreggiamento per aver aiutato Stanig ad eludere le investigazioni, "non informando l'autorità giudiziaria di quanto accaduto e restituendo la salma di De Vega alla madre" alla quale non fu detto "che al neonato era stata somministrata l'alimentazione enterale per via endovenosa impedendo, in tal modo, alla donna di chiedere l'accertamento autoptico". E poi di omessa comunicazione di referto all'autorità giudiziaria, non informata dell'accaduto, e di frode processuale per aver avviato "la salma del neonato al normale circuito di seppellimento come se si fosse trattato di morte naturale".
(Cds/ Dire)