Roma, 4 feb. - L'inchiesta. Potrebbe essere stato un errore medico imperdonabile ad aver ucciso Lucia D'Angelo, 60 anni, deceduta lo scorso 13 agosto tra le corsie del Policlinico Umberto I: durante una trasfusione, i medici del reparto di Ematologia avrebbero utilizzato sangue di un gruppo differente da quello della paziente, provocandone la morte. Per ora, si tratta solo di un sospetto su cui sarà la magistratura a fare chiarezza: dopo la denuncia dei familiari di Lucia il pubblico ministero Maria Gabriella Fazi ha aperto un fascicolo, attualmente contro ignoti, per omicidio colposo e ha già ordinato il sequestro delle cartelle cliniche della donna.
La denuncia. È il fratello di Lucia, Nicola, a chiedere giustizia: "Io e mia sorella ci eravamo sentiti al telefono pochi minuti prima che lei andasse in ospedale- ha dichiarato- stavamo organizzando le vacanze, noi siamo di Anzio e abbiamo un piccola casetta in montagna, dovevamo trasferirci lì per l'estate. Non riesco a capire cosa sia successo. Lucia aveva un problema di coagulazione, quindi periodicamente doveva sottoporsi alle trasfusioni in ospedale. Ma non era una novità: lo faceva da almeno quarant'anni, quel giorno era tranquilla".
La donna soffriva di deficit del fattore V coagulante, una malattia rara che può causare gravi emorragie spontanee ma che può essere tenuta sotto controllo attraverso periodici apporti di sangue che restituiscono al paziente i fattori di coagulazione mancanti. Come ogni mese, la mattina del 13 agosto, Lucia si era recata al reparto di Ematologia dell'Umberto I per sottoporsi ad una nuova trasfusione. Sembrava una giornata come le altre, ricorda Nicola: "Quando mia sorella ha agganciato il telefono era appena arrivata in ospedale, era tutto normale. Ma dopo pochissimo tempo mi ha chiamato mia nuora e mi ha detto di correre all'Umberto I perché Lucia stava male". Subito dopo l'intervento, infatti, la paziente aveva avuto uno choc. Era stata trasportata d'urgenza al pronto soccorso, ma non c'era stato nulla da fare.
Il sospetto dei familiari, assistiti dall'avvocato Mauro Frezza, è che i dottori abbiano iniettato a Lucia sangue di un gruppo sbagliato. "Non è la prima volta che i medici fanno un errore così grave" continua Nicola, che ora chiede agli inquirenti di fare chiarezza. Lucia, infatti, nel 1993 era stata contagiata da una partita di sangue infetto che le aveva provocato una cirrosi epatica.
(Cds/ Dire)