Roma, 24 apr. - "Abbiamo accolto con favore la scelta del Governo di non tagliare sul comparto e abbiamo apprezzato la tenacia del Ministro della Salute. Ma, al contempo, l'importanza ancora più strategica che ricopre il Patto per la Salute dopo le scelte del'Esecutivo rende più che mai decisivo il coinvolgimento dei professionisti che vivono le criticità quotidiane del sistema e raccolgono i disagi a cui cronicamente sono sottoposti i cittadini. È tempo che le Regioni e lo Stato pongano fine a questa gestione 'privatistica' del Patto. Urge al più presto un confronto con le categorie professionali e questa è la nostra prima richiesta". Così Roberto Lala, presidente dell'Ordine dei Medici di Roma.
Aspetto, quello del Patto, che si lega a stretto giro con il rinnovo degli accordi per la medicina convenzionata. "La trattativa- precisa- si è appena avviata. Abbiamo, per la parte che riguarda la specialistica ambulatoriale, condiviso i presupposti della piattaforma e siamo pronti a lavorare speditamente per mettere mano alla riforma delle cure primarie. Ma, trattativa a parte, ciò che dovrà emergere con forza è la volontà concreta e seria delle Regioni di voler incidere veramente sul territorio. Come categoria professionale abbiamo accettato un rinnovo che riguardasse solo la parte normativa (nonostante un contratto che non si rinnova dal decennio scorso) perché crediamo che solo attraverso la riscrittura delle regole e un serio investimento (strutturale e tecnologico in primis) delle Istituzioni si possa costruire una sanità territoriale integrata che non disperda le sue risorse e renda più facile i percorsi di cura e presa in carico in modo da ridurre gli accessi impropri al Pronto soccorso".
Ma se il Patto e il rinnovo della convenzione risultano essenziali, un'altra priorità per la categoria è il tema delle assicurazioni professionali. Ad agosto, a meno di ulteriori proroghe, scatterà l'obbligo per i professionisti. "Ma le regole che dovrebbero disciplinare questo nuovo 'mercato' latitano- sottolinea Lala- e lo abbiamo ribadito più volte: le istituzioni non possono lasciare soli i professionisti. Vi sono costi inaccettabili e un quadro normativo totalmente inadatto a gestire questo disagio. Tra i capisaldi di una nuova normativa occorrerà in prima istanza individuare un nomenclatore del danno medico che preveda dei tetti per le singole voci, così come avviene in campo infortunistico. Può sembrare assurdo dare un valore monetario a tutto ciò ma è inevitabile. E' importante perché rappresenta una questione di trasparenza oltre che di chiarezza per tutti gli attori in campo".
"Ma al nomenclatore andrebbe affiancato anche una sorta di vaso di compensazione per quei risarcimenti che superino i limiti previsti dalla polizza stipulata, sul modello del Fondo Vittime della Strada. Proposte, condivise peraltro da molti addetti ai lavori, che non esauriscono certamente il problema se pensiamo a tutta la parte giuridica della questione (atto medico su tutti) ma che possono rappresentare- conclude Lala- un punto di partenza verso un sistema più chiaro".
(Cds/ Dire)