Roma, 22 apr. - Sotto l'appello per far riattivare l'assistenza a domicilio, assicurata dall'ospedale oncologico Regina Elena, per i 150 operati di tumore al cervello, sono state raccolte 2mila 300 firme. Il servizio, durato dal 2000 alla fine del 2012, costava 500mila euro all'anno, "ma- spiega dall'associazione Irene, Patrizio Fausti- faceva risparmiare tre milioni alle casse del Servizio sanitario regionale". È andato avanti senza problemi fino all'inizio del 2013. "Da marzo di quell'anno- ancora Fausti- prestazioni a singhiozzo, poi la sospensione, in attesa di un rifinanziamento, promesso e mai arrivato".
Ora, però, dalla Cabina di regia della Sanità regionale giunge un segnale: "Sarà riattivato il progetto di assistenza domiciliare ai pazienti operati di tumore cerebrale, portato avanti dall'équipe multidisciplinare del Regina Elena". "I medici del polo oncologico e quelli della Regione- continua la nota- si stanno adoperando per far ripartire al più presto le cure a domicilio dopo aver incontrato i rappresentanti dell'associazione Irene che da anni sostiene il servizio". "Più che comunicati- replica Fausti- vorremmo fosse riavviata l'assistenza».
"Un fulmine a ciel sereno", è giudicata, invece, la chiusura del centro Audiomedical (Adm): "La riabilitazione per i nostri figli- spiega una mamma- è stata interrotta con un fax della Asl RmA, il 7 aprile scorso". Così, per quasi 300 piccoli, cure sospese da un giorno all'altro, complice "l'assenza di alcuni requisiti minimi per l'accreditamento e del certificato di agibilità dell'immobile".
(Cds/ Dire)