(DIRE) Roma, 17 apr. - "Il programma operativo che vorrebbe rivoluzionare il settore sanitario e assistenziale deve essere presentato e concertato con le parti sociali. Soprattutto nel caso specifico in cui le strutture saranno chiuse, ristrutturate, accorpate e riorganizzate. Tutto questo fino a oggi non e' stato fatto: Fials non ha ricevuto alcuna convocazione tantomeno il documento sottoscritto dal commissario Zingaretti. Non per questo non l'ha letto, studiato e commentato. Tutt'altro. Ci accingiamo infatti a rilevare parecchie criticità su interventi, modalità e tempistica". Lo dichiara in una nota la segreteria provinciale di Roma della Fials, commentando i Programmi operativi 2013-2015 che il presidente del Lazio e commissario ad acta per la Sanità, Nicola Zingaretti, ha sottoscritto negli ultimi giorni e notificato a Mef e ministero della Salute.
"Sarebbe irragionevole infatti per la Regione procedere con la chiusura di taluni presidi e non avviare tavoli appositi per la mobilita' dei dipendenti- prosegue la nota- Senza contare che il riordino messo su carta dal presidente Zingaretti contempla solo tagli, accorpamenti e chiusure. Primo fra tutti l'accorpamento dell'Asl RmA con l'Asl RmE e la riduzione dell'ospedale San Filippo Neri a mero presidio. Unificando le tre entita' si andra' incontro solo a un esiguo risparmio sugli emolumenti dei vertici apicali. Ma non è questo il risparmio di cui il Lazio ha bisogno per rientrare del deficit".
"Diversamente- continua la Fials- non sono previste affatto le riconversioni delle strutture in chiusura in case della salute. Vale a dire che le Case della salute non sono ancora diventate realtà. Specificatamente per quanto riguarda il presidio Nuovo Regina Margherita, declassato da ospedale e pronto soccorso otorino nel 2008 a punto di primo soccorso, oggi lo ritroviamo nel piano del governatore da riconvertire di nuovo. Altrettanto si parla di ridare una nuova destinazione d'uso al Forlanini, quando questa struttura è sotto stretto vincolo architettonico e funzionale. Similmente troviamo poco proponibile l'accorpamento dei tre grandi Irccs: lo Spallanzani che si occupa di malattie infettive, il centro dei tumori Regina Elena e il San Gallicano. Preoccupante anche la chiusura degli ospedali riuniti di Albano e Genzano e dell'ospedale Luigi Spolverini di Ariccia, che potrebbe avvenire prima che il nuovo ospedale dei Castelli venga edificato. Insomma in definitiva non vediamo garanzie nella programmazione né verso i cittadini utenti né verso i lavoratori".
"Non crediamo infatti che queste chiusure e accorpamenti porteranno risparmi, piuttosto invece tagli all'offerta e conseguente sminuimento della qualità e dell'eccellenza. Restano in piedi le consulenze, i contratti fiduciari e le collaborazioni eccezionali in campo non sanitario che sono il vero dispendio di risorse dal quale invece- conclude la nota- si dovrebbe uscire per ritrovare un po' di serenità gestionale ed economica. Aspettiamo a questo proposito che il governatore ci dia conto delle nostre affermazioni".
(Com/Mgn/ Dire)