Roma, 11 apr. - Una donna di 37 anni è morta mercoledì sera all'ospedale Martini di Torino dopo che le era stata somministrata la seconda parte dei farmaci previsti per l'aborto farmacologico: l'RU486 e altre sostanze che provocano contrazioni uterine e favoriscono l'interruzione di gravidanza. Dopo un primo tentativo di far ripartire il cuore e dopo il ricovero in rianimazione, la donna è morta nella serata.
Sotto choc medici e ostetriche: "Era tutto regolare, abbiamo effettuato un'ecografia e gli esami sia la prima sia la seconda volta che la signora è venuta qui per l'interruzione. Solo dopo il suo primo malore l'abbiamo sottoposta a un ecocardiogramma che ha rivelato la fibrillazione, e siamo intervenuto per rianimarla". Si tratta del primo caso in Italia di decesso che potrebbe essere collegato all'aborto farmacologico, che ormai dal 2009 rappresenta un'alternativa a quello chirurgico.
Sull'accaduto la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo afficato al sostituto procuratore Colace. L'autopsia, prevista inizialmente per questa mattina e rinviata a lunedì, cercherà di stabilire le possibili connessioni tra i farmaci e il decesso, che nella casistica mondiale sono stati 25 su oltre un milione e mezzo di aborti eseguiti con questo metodo. La donna aveva già un primo figlio di 4 anni, che sperava di poter andare a prendere all'asilo poco prima di essere colpita dall'attacco cardiaco.
Intanto il ginecologo Silvio Viale, considerato il "padre della pillola abortiva" in Italia, respinge "ogni strumentalizzazione". Viale, che dirige il principale servizio italiano per interruzioni di gravidanza all'Ospedale Sant'Anna di Torino, osserva che sono "decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo" e "40.000 in Italia". "L'episodio - aggiunge Viale - ricorda la prima e unica morte in Francia nel 1991, agli inizi del suo uso, che indusse a modificare il tipo di prostaglandina per tutti gli interventi abortivi introducendo il misoprostolo (Cytotec). Sono gli altri farmaci, gli stessi che si impiegano per le IVG chirurgiche, i maggiori sospettati di un nesso con le complicazioni cardiache".
(Cds/ Dire)