Roma, 7 apr. - Il reparto di medicina nucleare chiuso per un problema di certificazioni e permessi. All'ospedale Sant'Eugenio di Roma medici, infermieri e tecnici lanciano l'allarme e chiedono a gran voce un intervento per riaprire la struttura.
"Il reparto è stato chiuso- spiegano alcuni tecnici del reparto- la camera calda non ha una classificazione adeguata perché non ha la certificazione sui flussi d'aria. I requisiti erano scaduti dal 2004 ma nessuno ha provveduto a risolvere questa mancanza. Non è il solo reparto ad essere fuori norma. Qui ci sono macchinari nuovi che se rimangono senza manutenzione si rovineranno. Come ad esempio la gammacamera Skylight, pagata 1,5 miliardi nel 2000".
"La chiusura di medicina nucleare crea problemi a tutti gli altri reparti, quali ematologia, oncologia, chirurgia- commenta l'esponente di Forza Italia Luciano Ciocchetti che oggi ha fatto un sopralluogo all'ospedale Sant'Eugenio-. La cosa strana e che l'Asl se ne sia accorta solo ora. E' inaccettabile e il direttore generale deve trovare una soluzione perché questo è un reparto fondamentale. Ci sono tecnici e medici che lavorano ormai da 25 anni e che non potrebbero essere utilizzati in altri reparti. Gli esami prodotti qui sono fondamentali. E nel Lazio già c'è un problema di attese e chiudere medicina nucleare significa moltiplicare tempi di attesa per quei pazienti affetti da malattie mortali".
"Si può trovare una soluzione tampone- conclude-. La Regione Lazio potrebbe stanziare con urgenza una somma di 80-150mila euro per risolvere i problemi e riaprire il reparto o facendo una moratoria sull'applicazione della normativa dando sei mesi di tempo per fare lavori onde evitare che anche altri ospedali, come il San Camillo, si trovino in questa situazione", ha concluso Ciocchetti.
(Cds/ Dire)