Roma, 7 apr. - Articolo tratto da "Il Sole 24 Ore". Un pacchetto di tagli alla spesa da almeno 4,7-5 miliardi nel 2014. Con interventi anche di tipo semi-lineare soprattutto per quest'anno ma comunque all'interno di un programma di spending review triennale da 28-30 miliardi. È questo il mandato che avrebbero ricevuto negli ultimi giorni i tecnici del Governo per allestire il sistema di coperture del decreto taglia cuneo fiscale. Con un'incognita: l'intervento sulla sanità.
Al ministero dell'Economia è stato valutato un taglio, in gran parte lineare, fino a 2,5 miliardi nel 2014 redistribuendo comunque almeno un miliardo all'interno del sistema sanitario. Ma Palazzo Chigi frena e assicura che non ci saranno tagli lineari sulla sanità e che si procederà con interventi mirati in altre direzioni. Per centrare l'obiettivo dei 5 miliardi di risparmi potrebbe essere rafforzata l'operazione sul pubblico impiego, che poggia sul taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici e, in generale, delle retribuzioni sopra i 70mila euro. Un'operazione da cui potrebbero essere ottenuti 2,5 miliardi in via strutturale.
Il decreto sul taglio del cuneo arriverà attorno al 15 aprile dopo il varo del Def atteso per la prossima settimana. Tra i settori nel mirino, oltre a pubblico impiego, organi costituzionali e incentivi alle imprese, anche le società partecipate e le Authority che già quest'anno potrebbero essere interessate da misure "restrittive" sul personale. Nel menù dei tagli ai trasferimenti e alle spese di funzionamento compaiono anche Inps e Inail. Probabile un giro di vite, oltre che sugli enti inutili, su Caf e patronati. Tra le opzioni sul tappeto anche una stretta, seppure in versione soft, agli enti locali.
I tecnici lavoreranno anche oggi per apportare le ultime limature al Def. Anche Matteo Renzi ieri pomeriggio ha interrotto il fine settimana in famiglia a Pontassieve per rientrare a Palazzo Chigi. Oltre che a sciogliere gli ultimi nodi del Documento di economia e finanza il premier deve fare i conti con le tensioni, anche con alcuni ministeri, per i tagli in arrivo. Def e dintorni, dunque, col contorno delle nomine nelle partecipate, sono partite cruciali per Palazzo Chigi, dove anche oggi Renzi continuerà a lavorare affiancato da Graziano Delrio e Luca Lotti.
Lo stesso Def anticiperà gli obiettivi di riduzione della spesa pubblica a livello pluriennale e delineerà le linee guida della spending review. Per le singole "poste" e per la calibratura dei tagli di spesa occorrerà però attendere il decreto sul bonus Irpef da 80 euro mensili in busta paga. Il Governo ha insomma altri 10 giorni di tempo per affinare il sistema delle coperture che sta prendendo forma sulla base del dossier Cottarelli, ma con alcuni correttivi, che dovrebbero consentire di far alzare l'asticella della spending dai 4 miliardi individuati nei giorni scorsi a via XX settembre a quota 4,7-5 miliardi come auspicato da Palazzo Chigi.
L'obiettivo minimo di risorse da recuperare dal pubblico impiego è di 700 milioni l'anno. Anche se questa dote potrebbe salire. Tra gli interventi in cantiere il taglio progressivo sugli stipendi sopra i 70mila euro. Un taglio che, con l'adozione di un un meccanismo ad hoc, dovrebbe essere esteso già quest'anno anche al personale delle Authority e delle società partecipate. In entrambi i casi nel 2015 dovrebbe prendere il via un intervento di riordino. Dovrebbe poi scattare il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici. Due le ipotesi che si stanno valutando. L'ultima in ordine cronologico prevede un tetto per le figure apicali (capi dipartimento o segretari generali) in linea con quello del primo presidente di Cassazione (311mila euro annui). Allo stesso tempo lo stipendio dei dirigenti di prima fascia e seconda fascia dovrebbe risultare inferiore rispettivamente del 25% e del 60% rispetto a quello del capo dipartimento o del segretario generale (a prescindere dal suo importo). La seconda ipotesi è quella del tetto allineato alla retribuzione del Capo dello Stato.
Quanto agli altri tagli, la Difesa dovrebbe contribuire nel 2014 con 3-500 milioni. Un giro di vite per 7-800 milioni scatterà sugli acquisti di beni e servizi, convenzioni ospedaliere comprese. Il taglio dei trasferimenti o la predeterminazione di budget ridotti per le Camere, il Quirinale, la Corte costituzionali e altri organi di rilevanza costituzionale potrebbe fruttare 2-400 milioni. Da 700 milioni a 1 miliardo dovrebbero poi arrivare da altri interventi, come la razionalizzazione degli incentivi alle imprese (cominciando dalle aziende di autotrasporto) e la stretta su Inps e Inail.
(Cds/ Dire)