Roma, 4 apr. - La richiesta di concordato preventivo, secondo il legale rappresentante del Fatebenefratelli, fra' Giampietro Luzzato, vicepresidente dell'ospedale, "è una mossa obbligata: serve a evitare decreti ingiuntivi, di fallimento e pignoramenti". "Così- argomenta- garantiremo la continuità assistenziale e i diritti dei fornitori, delle banche e di altri creditori". "Il nostro intento- conclude fra' Luzzato- resta lo stesso: tenere dentro tutti i dipendenti con accordi e in concordia".
Ora, dopo la domanda di concordato preventivo, presentata ieri mattina, il giudice del tribunale fisserà i tempi per la consegna, da parte dell'ospedale, di una proposta dettagliata da girare ai creditori e rendere così credibile l'accordo sui pagamenti e sulla loro dilazione.
"L'intesa con i creditori per evitare il fallimento", spiega un analista di una delle tre società di consulenza scelte dal Fatebenefratelli (lo studio legale Bonelli erede Pappalardo, la Kpmg e la PwC, incaricati della stesura e della gestione del piano di risanamento), "è una strada obbligata a garanzia della continuità di prestazioni e servizi assistenziali ai cittadini".
"La decisione- si legge in una nota dell'ospedale- si è resa necessaria per fronteggiare, efficacemente e in tempi certi, la crisi che da tempo ha investito l'ospedale e per continuare sulla strada del risanamento e del rilancio, già imboccata negli ultimi mesi". "L'obiettivo- continua la nota- è la valorizzazione del patrimonio di esperienze professionali che hanno fatto del Fatebenefratelli un riferimento certo della sanità regionale".
"La strada del concordato preventivo garantirà la continuità dei servizi e il patrimonio aziendale durante la delicata fase di ristrutturazione, mettendo al riparo l'ospedale dalle azioni esecutive intraprese dai creditori e assicurando a questi il rispetto di un trattamento equo". Il piano aziendale di risanamento sarà il grimaldello che permetterà di arrivare presto "alla definizione della proposta concordataria da presentare ai creditori".
"Non sarà una strada facile", conclude la nota, "ma è l'unica in grado di consentire un'inversione di tendenza: richiederà sacrifici a tutte le parti coinvolte nel processo di ristrutturazione, ma sarà percorsa all'insegna della responsabilità massima, della trasparenza e del confronto".
La strada, "l'unica possibile ", trova insofferenti i sindacati: "La politica dei fatti compiuti rischia di compromettere il salvataggio dell'ospedale". In altre parole, Cgil, Cisl, Uil lamentano di "non essere stati informati della richiesta di concordato preventivo". "Questa mossa", attaccano in un comunicato, "e il fantomatico piano di rilancio segnalano il rischio che a pagare il debito dell'ospedale, più di 270 milioni, potrebbero essere i quasi mille dipendenti e gli oltre 250 addetti ai servizi appaltati a cooperative esterne".
Restano le divergenze, insomma, dalla stima del debito alla scelta delle leve per il rilancio dell'ospedale, ma tutti lavorano per superarle.
(Cds/ Dire)