Roma, 1 apr. - Articolo tratto da "Il Messaggero". L'inchiesta. Sono passati dieci anni da quando Regione, Arsial, Comune di Roma e Comune di Fiumicino hanno sottoscritto un protocollo che doveva portare finalmente l'acqua potabile nei quartieri di Malborghetto, Piansaccoccia, Santa Maria Galeria e Monteoliviero. L'accordo, firmato nel 2004, è ora al centro delle verifiche dei carabinieri del Nas e della procura di Roma ed è citato nell'informativa "interlocutoria" (quella conclusiva conterrà anche i primi interrogatori) che gli investigatori dell'Arma hanno inviato a piazzale Clodio. Perché già dieci anni fa si dava per scontato che l'acqua distribuita da Arsial non fosse adatta al consumo umano e che, dunque, i servizi andassero ripristinati. E, invece, nulla è stato fatto finché a fine febbraio, dopo l'ennesimo allarme lanciato dalla Asl Roma C, il Comune di Roma ha deciso di vietare l'uso di quell'acqua fino alla fine del 2014.
Accertamenti. Gli accertamenti sui ritardi nell'attuazione del protocollo rappresentano l'ultimo sviluppo dell'inchiesta della procura di Roma coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e avviata dopo l'ordinanza con cui il sindaco Ignazio Marino ha di fatto chiuso i rubinetti di Arsial per l'uso alimentare e domestico. Le ipotesi di reato, senza indagati, sono avvelenamento di acque e omissione di atti d'ufficio. Oltre al livello di batteri e arsenico, gli investigatori dovranno verificare se ci siano stati ritardi nella comunicazione dei pericoli ai residenti di Roma Nord. L'accordo del 2004 potrebbe essere un'ulteriore prova del tempo passato inutilmente.
Il documento. Il protocollo, infatti, sembrava dare per imminente la distribuzione di acqua potabile nelle zone di Roma nord. Nel testo, al punto 7, si specificava che "entro 30 giorni dalla sottoscrizione della presente Intesa, i Comuni di Roma e Fiumicino prendono in carico gli schemi acquedottistici con i relativi punti di approvvigionamento". E si chiariva pure che gli investimenti erano a carico della Regione: "La Regione Lazio- diceva il testo- si impegna a stanziare, a valere sul bilancio pluriennale 2004/2005/ 2006, un finanziamento pari a 13,5 milioni di Euro per le finalità legate alla ristrutturazione, adeguamento e manutenzione straordinaria degli impianti come previsto dal piano di risanamento predisposto in attuazione delle intese precedenti".
Non si sa con certezza come sia andata a finire. Tra gli atti della Regione Lazio è possibile rintracciare una determina del 2005 in cui una parte dei soldi è effettivamente stata stanziata: "Ç 1.350.000,00 nell'esercizio 2005; Ç 6.750.000,00 nell'esercizio 2006; Ç 5.400.000,00 nell'esercizio 2007". Soldi che avrebbero dovuto essere consegnati con uno scaglionamento preciso: "10% al termine della fase di approvazione del progetto esecutivo; 50% alla presentazione del verbale di consegna dei lavori, al netto del ribasso d'asta; 30% a certificazione dell'avvenuta esecuzione del 50% dei lavori; 10% ad approvazione del collaudo e della determinazione della spesa finale effettivamente occorsa".
La Regione. Qualcosa deve essersi bloccato nel frattempo, ma è difficile sapere cosa: "Ho fatto interrogazioni più volte su questo punto", dice Fabrizio Santori, consigliere regionale del gruppo Misto e membro della commissione Ambiente. Nessuno ha risposto alle sue richieste di chiarimenti e la commissione convocata questa mattina per discutere di Arsial è stata rimandata all'ultimo per problemi organizzativi.
(Cds/ Dire)