Roma, 1 apr. - L'inchiesta. Il sospetto è che qualcosa non abbia funzionato con l'anestesia. Che il banale intervento al timpano, già fatto da quell'équipe centinaia di volte, abbia trovato un'allergia inaspettata della piccola, qualcosa che le analisi non avevano rilevato. E così per l'assurda morte di Giovanna Fatello, la bambina di 10, entrata in sala operatoria nella clinica Villa Mafalda alle 9 del mattino e uscita alle 13,30 senza essersi più ripresa, è stato iscritto sul registro degli indagati tutto il personale presente all'intervento: due otorini, un anestesista e il resto del personale medico-sanitario. Medici che fanno parte di un'équipe esterna alla clinica e affiancati da un anestesista Pierfrancesco Dauri.
L'otorino. Ora è lo stesso otorino a spiegare che "quel tipo di intervento, la timpanoplastica, non può dare arresto cardiaco". "La verità sulle cause della morte- ha dichiarato il professore- la potrà dare solo l'autopsia. In questo momento posso solo esprimere vicinanza e affetto per i genitori della piccola. Io non sono un mostro, sono una persona corretta. È un'operazione che non va a toccare strutture anatomiche che possono determinare un arresto cardiaco. Chirurgicamente non riesco a spiegarmelo". Il cuore della bimba si è però fermato improvvisamente. "Erano passati circa 40 minuti- è ancora il racconto dell'otorino- altri 10 e tutto sarebbe finito. Improvvisamente la bambina è andata in arresto cardiaco. E a nulla sono valse le operazioni di rianimazione a cui è stata sottoposta". Un mistero, dal momento che, sempre secondo l'otorino, "le analisi del sangue erano normali e la paziente dal punto di vista cardiologico risultava sana".
Giovanna era arrivata la mattina di sabato insieme con i genitori, Valentina e Matteo, e con lo zio. Aveva con sé tutte le analisi richieste, dalla visita cardiologica agli esami del sangue. Sembrava tutto a posto. A distanza di qualche ora, però, la tragedia. Per questo la procura della Capitale sta concentrando l'attenzione sull'anestesia forse inadeguata. La bambina avrebbe potuto avere allergie e malformazioni non adeguatamente accertate dagli esami pre-operatori.
I quesiti. Nei quesiti che il pm Ilaria Calò ha consegnato al medico legale si chiede che i "consulenti verifichino se lo stato fisiopatologico della bambina" sia stato "correttamente accertato e se tra le varie terapie praticate anche in occasione dell'anestesia somministrata per l'intervento" siano state "scelte quelle più appropriate (o più facilmente tollerabili)" secondo "le cognizioni della scienza medica". Oltre all'anestesia errata tra le ipotesi dunque anche che la piccola avesse allergie o malformazioni non accertate prima.
Nell'affidamento dell'incarico il magistrato chiede che venga, inoltre, verificato "se cause sopravvenute, da sole idonee a cagionare l'evento, abbiano potuto determinare, nel corso del ricovero, il decesso del paziente". Insomma capire se la morte era evitabile. Sarà proprio l'esame autoptico a dare le risposte che tutti cercano.
Il pm ha affidato l'incarico a Luigi Cipolloni, dell'Istituto di Medicina Legale della Sapienza. Il medico sarà affiancato da Remo Orsetti, specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore della Casa di cura Salvator Mundi. E ieri il ministero della Salute ha inviato gli ispettori e i carabinieri del Nas a Villa Mafalda per effettuare ulteriori accertamenti.
Il caso. Risale, invece, a più di 15 anni fa una vicenda che ha toccato uno degli indagati, l'anestesista. Il medico si era presentato al Pronto soccorso del San Giacomo per dei dolori fortissimi, ma l'ecografista aveva scambiato un'emorragia addominale seguita a un incidente stradale per una frattura costale. "Mi sono salvato solo perché sono un medico", disse il medico all'epoca dei fatti. Era seguita la denuncia nei confronti dei colleghi e una lettera di sfogo al nostro giornale.
(Cds/ Dire)