Roma, 1 apr. - Semaforo verde all'unanimità da Palazzo Chigi per il disegno di legge costituzionale che trasformerà Palazzo Madama in Senato delle Autonomie e modificherà il Titolo V della Costituzione. L'auspicio ripetuto nuovamente oggi dal premier Matteo Renzi, dopo il suo discorso di insediamento al Senato, è quello del 'superamento' del bicameralismo perfetto dopo 30 anni di discussioni: 'Vorrei essere l'ultimo presidente del Consiglio a dover ottenere la fiducia a Palazzo Madama', aveva detto Renzi.
Per la sanità le novità ci sono e non di poco conto. L'attuale legislazione concorrente in materia di tutela della salute viene cancellata. Allo Stato resta la competenza esclusiva sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (tra cui i Lea), ma anche la competenza sulle norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro. Alle Regioni, invece, va la competenza esclusiva nell'organizzazione dei servizi sanitari e sociali regionali.
Ma vediamo ora nel dettaglio l'impianto generale del ddl, come illustrato in conferenza stampa dal premier Renzi e dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.
Il disegno di legge prevede un sistema bicamerale differenziato, nel quale la Camera dei deputati diviene titolare in via esclusiva del rapporto di fiducia con il Governo, esercitando la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa (ossia il potere di approvazione in via definitiva delle leggi, escluse quelle costituzionali che continuano a richiedere l'approvazione anche dell'altro ramo del Parlamento) e quella di controllo sull'operato del Governo.
Quattro i pilastri della riforma giudicati 'irrinunciabili' sia dal premier Renzi che dal ministro Boschi: no al voto di fiducia, no al voto sul bilancio, no all'elezione diretta dei senatori, no all'indennità per i senatori.
Il Senato della Repubblica - ridenominato Senato delle Autonomie - viene configurato come un organo rappresentativo delle istituzioni territoriali che concorre, secondo modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa (approvando, insieme alla Camera dei deputati, le leggi costituzionali e deliberando, negli altri casi, proposte di modificazione che in alcune materie possono assumere una particolare forza nel procedimento) ed esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni. Il nuovo Senato delle Autonomie partecipa, inoltre, alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi dell'Unione europea e, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolge le attività di verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato e di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche sul territorio.
Criteri di composizione del Senato delle Autonomie Il Senato delle Autonomie è formato dai Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome di Trento e Bolzano, dai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione.
Si prevede dunque una composizione paritaria tra rappresentanti delle Regioni e rappresentanti dei Comuni. A questa componente di natura territoriale si affiancano ventuno cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario (i requisiti sono i medesimi attualmente previsti per la nomina a senatori a vita), nominati dal Presidente della Repubblica per un periodo di sette anni.
Sono conseguentemente soppressi i seggi del Senato assegnati alla circoscrizione estero, che rimangono per la sola Camera dei deputati.
La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti. La legge disciplinerà il sistema di elezione dei membri elettivi e la sostituzione dei senatori in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale.
Status di componente del Senato delle Autonomie. I membri del Senato delle Autonomie, al pari dei deputati, hanno il potere di iniziativa legislativa ed esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato. Essi godranno, inoltre, della medesima insindacabilità per le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni, ma non sono a loro estese le garanzie e il relativo regime di autorizzazione previsti dall'attuale articolo 68 della Costituzione per la sottoposizione a perquisizione, arresto o altra privazione della libertà personale, nonché a intercettazioni e a sequestro di corrispondenza.
Ai fini del contenimento dei costi della politica, si prevede, inoltre, che: a) ai membri del Senato delle Autonomie non spetti alcuna indennità per l'esercizio del mandato; b) gli emolumenti spettanti al Presidente della Giunta regionale e ai membri degli organi regionali non possano superare l'importo di quelli spettanti ai Sindaci dei comuni capoluogo della Regione; c) non possano essere corrisposti rimborsi o analoghi trasferimenti monetari in favore dei gruppi politici rappresentati nei Consigli regionali.
Passando poi alla riforma del Titolo V della Costituzione, il progetto è volto a definire un sistema di governo multilivello più ordinato e meno conflittuale, in grado di bilanciare interessi nazionali, regionali e locali e di assicurare politiche di programmazione territoriale coordinate con le più ampie scelte strategiche adottate a livello nazionale. 'Mai più eccesso di conflitti tra Regioni e Stato, questo Paese deve diventare più 'semplice'- ha detto Renzi in conferenza stampa-. Chi si interfaccia con la Pubblica Amministrazione deve poter sapere subito chi è il responsabile'.
Le linee direttrici del progetto di riforma dispongono il superamento della rigida ripartizione legislativa per materie in favore di una più moderna e flessibile ripartizione anche per funzioni ispirata ad un 'regionalismo cooperativo', che prevede: - l'eliminazione delle competenze legislative 'concorrenti' e la conseguente ridefinizione delle competenze 'esclusive' dello Stato e di quelle 'residuali' delle Regioni; - l'introduzione di una 'clausola di supremazia', in base alla quale la legge statale, su proposta del Governo, può intervenire su materie o funzioni che non sono di competenza legislativa esclusiva dello Stato, se lo richede la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica o lo rende necessario la realizzazione di programmi o di riforme economico-sociali di interesse nazionale; - l'introduzione della possibilità per lo Stato di delegare, anche temporaneamente, alle Regioni la funzione legislativa nelle materie di propria competenza esclusiva, salvo alcune eccezioni; - il riordino dei criteri di riparto della potestà regolamentare.
In particolare, la nuova lettera m) dell'articolo 117 della Costituzione, che assegnava in via esclusiva allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (tra cui i Lea), prevede ora anche che siano di competenza esclusiva dello Stato anche le 'norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro'.
Sempre allo Stato vanno poi la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema. Viene poi disposto che spetti alle Regioni la potestà legislativa, con particolare riguardo all'organizzazione, in ambito regionale, dei servizi sociali e sanitari.
Quanto all'abolizione del Cnel, prevista anch'essa nel ddl, per Renzi si profila come 'un antipasto di quel processo di semplificazione e tagli che riguarderà la Pubblica Amministrazione'. Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, viene definito un organo che 'non appare oggi più rispondente alle esigenze di raccordo con le categorie economiche e sociali che in origine ne avevano giustificato l'istituzione'.
Infine, prorogato di un anno il termine ultimo per la chiusura e il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari.
'Torna la speranza che in Italia le cosa possano cambiare davvero- ha detto in conclusione Renzi-. Sono convinto che la maggioranza dei senatori capiranno questa esigenza di cambiamento che viene dalla gente e che dunque non respingeranno questa ondata di speranza. È impossibile continuare a rimandare i problemi'.
(Cds/ Dire)