Roma, 25 nov. - Le casse dello Stato? Rischiano di rimanere schiacciate dal peso degli obesi. Quando si parla di sostenibilita' della spesa sanitaria pubblica, le proiezioni si concentrano sull'impatto della componente demografica e di quella economica. Ma c'e' una variabile altrettanto importante, che se trascurata rischia di mandare fuori controllo il sistema nei prossimi decenni: e' l'obesita'.
Le stime, contenute in un paper del 'Barilla Center for Food and Nutrition', che il 26 e 27 novembre organizza all'universita' Bocconi di Milano il 5 Forum mondiale sulla nutrizione e l'alimentazione, sono chiare: gli obesi incideranno sulla spesa sanitaria piu' del previsto.
I numeri. Ecco i calcoli e lo scenario. Nel 2010 la spesa per la sanita' (113,5 miliardi di euro) era pari al 7,3% del Pil, nel 2050 la percentuale sul prodotto interno lordo salira' al 9,7% (281,5 miliardi). Questo, se ci si basa sull'ipotesi che il quadro epidemiologico (cioe' la frequenza e la ricorrenza delle malattie) non cambi. Il fatto e' che non sara' cosi', perche' le persone obese e in sovrappeso sono destinate ad aumentare, in Italia molto piu' che in altri Paesi europei.
"L'Italia e' sotto la media Ocse per l'obesita' degli adulti-spiega Camillo Ricordi, membro dell'Advisory 'Board del Barilla Center for Food and Nutrition', scienziato e direttore del centro sul diabete all'universita' di Miami- Ma preoccupa l'obesita' infantile: il tasso di bambini italiani in sovrappeso e' del 31,6%, appena sotto quello degli Stati Uniti e piu' del doppio rispetto alla Francia. Si tratta di un vero campanello d'allarme".
Altro che dieta mediterranea. Tra junk food e sedentarieta', l'Italia e' diventata insospettabilmente uno dei Paesi piu' a rischio. I bambini obesi sono l'11% della popolazione. Si stima che il numero di persone adulte sovrappeso aumentera' del 2,4% medio annuo fino al 2025 e del 2,8% medio annuo dal 2025 al 2050. A causa delle conseguenze probabili dell'obesita' (malattie cardiovascolari, diabete, alcuni tumori) si ipotizza che il costo sanitario di una persona adulta obesa sia in media 1.400 euro superiore rispetto alla media pro-capite. Incrociando i dati, si arriva a una previsione al 2050 che porta a un maggior onere per circa 24,3 miliardi, con un'incidenza della spesa sanitaria sul Pil pari a circa il 10,6%.
"A livello politico ci si sveglia quando c'e' l'emergenza- commenta Camillo Ricordi- ma la situazione e' tale da imporre subito un impegno collaborativo tra politica, industria, scuole e famiglie. Ogni euro investito in prevenzione significa tre euro di risparmi in spesa sanitaria futura. Ma non sono risultati a breve termine e ci vuole uno sforzo collettivo".
Ma che cosa fanno i governi per la prevenzione? I paesi europei stanno intensificando gli sforzi per incoraggiare un'alimentazione sana e uno stile di vita attivo con iniziative rivolte ai bambini in eta' scolare, come l'introduzione di cibi sani nei menu scolastici e nei distributori automatici, programmi di educazione alla salute e messaggi di promozione che incoraggiano l'uso della bicicletta o gli spostamenti a piedi.
"Una simile strategia- riporta il paper costerebbe non piu' di 15 euro in Giappone e nel Regno Unito, 17 euro in Italia e 24 euro in Canada, una quota infinitesimale, quasi impercettibile, della spesa sanitaria di questi Paesi, che costituirebbe solo una piccola parte di quel 3% di spesa sanitaria che i Paesi Ocse spendono in media in prevenzione".
Al contrario, i governi sono tendenzialmente refrattari a ricorrere a strumenti normativi o fiscali, soprattutto per il timore di un conflitto con le industrie.
"Personalmente- conclude Ricordi- sono invece piuttosto favorevole alle leve fiscali. Ci sono cibi e bibite che contengono ingredienti poco sani (eccesso di sale o zuccheri, grassi trans) spesso introdotti allo scopo di farne aumentare il consumo. Tassarli potrebbe un modo per disincentivare il consumo e finanziare le spese pubbliche per sovvenzionare alimenti piu' in linea con l'alimentazione corretta".
Non e' un caso se dopo quella contro il fumo la prossima class action negli Stati Uniti potrebbe essere verso alcuni componenti dell'industria alimentare.
(Cds/ Dire)