Roma, 25 nov. - Una rivincita delle pharma italiane contro le multinazionali? La domanda e' su misura per Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e anche alla guida di un gruppo straniero in Italia, la Janssen-Cilag. Che, in un'intervista al 'Mondo' (a corredo dell'inchiesta sulle pharma italiane), afferma: "Negli ultimi mesi le industrie farmaceutiche a capitale italiano hanno mostrato una forte vitalita' con grandi investimenti in Italia e con acquisizioni all'estero che dimostrano il forte impegno del nostro settore industriale nonostante la crisi".
Domanda. Un fatto solo contingente? Risposta. "No, alcune aziende hanno firmato piu' operazioni. Quindi si tratta di una strategia di crescita ed espansione non a breve termine".
D. Mentre le multinazionali battono in ritirataà R. "Non e' vero. I gruppi 'stranieri' sono ancora fortemente attivi in Italia e investono. Porto l'esempio del gruppo che presiedo, la Janssen: abbiamo impegnato 80 milioni di euro nello stabilimento di Latina, una zona depressa, con 300 nuove assunzioni. Gli stessi gruppi stranieri esportano il 70% di quanto producono nel Paese. Un dato molto significativo. Ricordo anche che negli ultimi cinque anni l'export del settore, comprendendo quindi aziende a capitale italiano e estero, e' aumentato del 44% mentre il mercato interno e' sceso del 5,5%".
D. Tanto che per molte big pharma e' un mercato che non vale piu' per mantenere i centri di ricerca. Ormai sono stati chiusi quasi tutti: Pfizer, Merk, Glaxoà R. "È il risultato delle scelte del Paese che hanno indebolito il settore. Negli ultimi anni abbiamo perso 11 mila posti di lavoro. Anche grazie ai continui provvedimenti penalizzanti. Con gli ultimi tagli lineari, la spesa farmaceutica, che rappresenta il 15% del totale di quella sanitaria pubblica, ha pagato con il 30% dei risparmi. E questo dopo dieci anni di manovre e spesa pubblica in decrescita. E nei prossimi mesi ci sara' un'altra sorpresa. Il tetto alla spesa farmaceutica ospedaliera e' troppo basso e a fine anno si scoprira' che alcune aziende, in particolare quelle che fanno ricerca e vantano prodotti efficaci anti-cancro, dovranno restituire fino a 45 milioni di euro. Un impatto difficile da spiegare ai gruppi stranieri che minacciano di non restare piu' nel Paese: spero che il governo e in particolare il ministro dello Sviluppo economico eliminino questa stortura. Cio' non vuol dire che le aziende internazionali o nazionali non continuino a investire in ricerca nel nostro Paese. La volonta' c'e', mancano la stabilita' necessaria e le regole certe".
D. I vostri rapporti con il nuovo governo sembrano pero' migliori del passato. La minaccia di altri tagli nella manovra e' stata sventata.
R. "Abbiamo apprezzato che nella legge di Stabilita' presentata in Parlamento per la prima volta, dopo le undici misure degli ultimi sei anni, non fossero contenuti tagli alla Sanita', e quindi al settore farmaceutico. Non vorrei pero' che quello uscito dalla porta rientri dalla finestra. Destano infatti forte apprensione gli emendamenti che prevedono a livello territoriale gare regionali per l'acquisto di farmaci anche non equivalenti ma con la stessa indicazioni terapeutica".
D. Voi avete sempre sostenuto che il prezzo delle medicine per il servizio sanitario nazionale in Italia e' gia' il piu' basso d'Europa e anche la spesa media pro capite sarebbe al di sotto.
R. "Se il livello dei prezzi fosse portato alla media europea potrebbero esserci nuovi investimenti delle multinazionali nel Paese".
(Cds/ Dire)