Roma, 21 nov. - La spesa sanitaria pro-capite italiana si e' ridotta del 2% in termini reali nel 2011. Si stima poi che un'ulteriore riduzione pari allo 0,4% si sia verificata nel 2012. E questo nonostante nel biennio 2009-2011 la media Ocse registri un incremento, seppur limitato allo 0,2%. La diminuzione italiana, comunque, e' un fenomeno che riguarda almeno altri 10 paesi Europei nel biennio 2009-2011 a seguito della crisi e della conseguente necessita' di consolidamento fiscale. I dati sono contenuti nell'edizione 2013 di 'Health at a Glance', il rapporto dell'Ocse che fotografa la situazione e le performance sanitarie dei diversi paesi aderenti.
Secondo l'OCSE tale condizione richiede all'Italia, cosi' come agli altri paesi, di migliorare la produttivita', l'efficienza e la sostenibilita' finanziaria del sistema sanitario. L'Italia ha messo in atto misure al fine di contenere i costi e migliorare l'integrita' fiscale: il patto per la salute 2010-2012 ha posto una grande enfasi sul controllo della spesa pubblica attraverso la riduzione del numero di posti letto, dei ricoveri e della durata delle degenze.
In Italia si vive piu' a lungo. È il secondo Paese piu' longevo tra i paesi Ocse, con un'aspettativa di vita media di 82,7 anni, come il Giappone. Va meglio, ma davvero per poco, solo agli svizzeri, dove l'aspettativa di vita raggiunge gli 82,8 anni. La speranza di vita supera comunque gli 80 anni nella gran maggioranza dei paesi Ocse (media 80,1 anni). Tuttavia, un po' ovunque, Italia compresa, ad avere la meglio sono le donne: se infatti l'aspettativa di vita degli uomini italiani non raggiunge gli 80 anni, le donne sfiorano gli 85.
Ma il gap non si limita al confronto uomini-donne. Anche chi e' piu' istruito vive mediamente piu' a lungo. In media, nei Paesi Ocse, gli uomini istruiti vivono 7,8 anni di piu' di quelli poco istruiti (in Italia la distinzione si ferma a 5 anni), mentre tra le donne il gap e' di 3,8 anni (2,8 in Italia).
Tanti medici e pochi infermieri In Italia, nel 2011, c'erano 4,1 medici ogni 1.000 abitanti (tra professionisti che assistono i pazienti, manager, ricercatori e professori). Un medico in piu' di quanto si registri nella media Ocse (3,2 x 1.000 abitanti).
Solo Austria (4,8) Russia (5) e Grecia (6,1) hanno piu' medici di noi. Anche Spagna, Francia e Germania sono sopra la media. Il numero di medici per 1.000 abitanti e' invece pari a 2,8 nel Regno Unito.
L'Italia non si caratterizza solo per l'alto numero di medici, ma anche per la loro eta' avanzata. Il 43% ha infatti piu' di 55 anni (la media Ocse e' 32). Piu' basso della media, invece, il numero di laureati in medicina per ogni medico, pari a 27,6 contro la media del 33,7.
Ma se gli italiani possono contare su piu' medici che negli altri Paesi Ocse, lo stesso non avviene con gli infermieri. Se la media Ocse e' infatti di 8,8 infermieri ogni 1.000 abitanti, il dato italiano si ferma a 6,3, ben al di sotto della Germania, dove gli infermieri ogni 1.000 abitanti sono 11,4, ma anche della Francia (8,7) e del Regno Unito (8,6). Sotto l'Italia e' invece la Spagna, dove gli infermieri sono solo 5,5. I nuovi laureati per ogni infermiere sono, in Italia, 29,6. Ben piu' basso della media Ocse, dove nel 2011 ci sono stati per ogni infermiere attivo 53,7 nuovi infermieri laureati.
Incrociando i due dati, dunque, si ricava che se nei Paesi Ocse ci sono 2,8 infermieri ogni medico, in Italia il rapporto e' quasi alla pari: 1,6 infermieri ogni medico. In coda a tutti i Paesi Ocse c'e' la Grecia, con un rapporto 0,5 a 1. Anche la Francia e' sotto la media Ocse, ma di poco, con 2,6 infermieri ogni medico. Il Regno Unito e la Germania superano invece la linea Ocse rispettivamente con 3,1 infermieri ogni medico e 3 infermieri ogni medico.
L'Italia, il Paese dei parti cesarei. Il 37,7% dei parti, in Italia, avviene con parto cesareo. Un pessimo risultato, se si considera che la media Ocse si ferma al 26,9% e che peggio dell'Italia ci sono solo la Turchia con il 46,2% e il Messico con il 49% (il Cile registra lo stesso dato italiano). Ben diversa la situazione negli altri Paesi europei assimilabili all'Italia. Se e' vero che la quota tedesca di cesarei e' sopra la media Ocse, e' anche vero che e' al di sotto dell'Italia di oltre 6 punti percentuali (31,1%). In Spagna la quota e' del 24,9%, nel Regno Unito del 24,1%, in Olanda al 15,6% e in Islanda, il Paese con il miglior risultato, i parti cesarei sono solo il 14,7% del totale.
Ancora contenuta la quota dei farmaci generici nel mercato farmaceutico italiano. Negli ultimi anni, l'Italia e' riuscita a contenere la propria spesa farmaceutica grazie all'aumentata competitivita' e alla riduzione dei prezzi. Ciononostante, la quota di farmaci generici resta una delle piu' basse tra i paesi OCSE, con meno di un sesto del volume complessivo dei farmaci venduti. Tale quota e' assai piu' bassa di quanto non si registri in altri paesi Europei quali Germania, Regno Unito o Danimarca dove i farmaci generici rappresentano circa i tre quarti del mercato.
Influenza. Gli anziani si vaccinano piu' in Italia che in altri Paesi. A fronte di una copertura media nei Paesi Ocse pari al 50% nella popolazione over 65, infatti, in Italia, nel 2011, si era sottoposto a vaccinazione contro l'influenza il 63% delle persone con piu' di 65 anni di eta'. La copertura, pur sopra la media in gran parte di Europa, si ferma al 55% in Francia, al 56% in Germania, al 58% in Spagna. In Europa il risultato migliore se lo aggiudica pero' il Regno Unito, con una copertura pari al 74%. Va meglio solo in Australia (75%), Korea (80%) e Messico (94%).
Alti tassi di obesita' tra i bambini italiani. L'incremento dei livelli di obesita' nei paesi OCSE e' uno dei maggiori problemi di sanita' pubblica. 'Health at a Glance 2013' mostra che mentre l'obesita' tra gli adulti in Italia e' piuttosto contenuta, la situazione tra i bambini risulta essere preoccupante, suggerendo quindi alti tassi di obesita' anche per la popolazione adulta negli anni a venire. Piu' di un bambino su tre e' attualmente considerato sovrappeso. Cio' pone l'Italia al secondo posto dopo la Grecia tra i paesi OCSE. È pertanto necessario agire per migliorare i costumi alimentari dei bambini e per aumentarne l'attivita' fisica, che risulta essere la piu' bassa tra i paesi OCSE.
Le precedenti analisi dell'OCSE hanno mostrato che e' possibile mettere in atto una serie di misure volte a ridurre l'obesita' per un costo medio annuale di 22 dollari per persona. Tali misure dovrebbero contemporaneamente includere la promozione dell'educazione sanitaria nelle scuole, l'auto-regolamentazione della pubblicita' rivolta ai bambini di prodotti alimentari, l'introduzione di un sistema di etichettature dei prodotti alimentari nonche' l'attivita' di orientamento a migliorare gli stili di vita effettuato dai medici di medicina generale.
(Cds/ Dire)