Roma, 10 dic. - Pazienti sempre piu' in difficolta' con aggravio di spese e limitazioni dell'accesso a diverse prestazioni. Quest'anno cinque milioni di famiglie hanno rinunciato a curarsi. L'11esimo Rapporto Aiop Ospedali & Salute, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Beatrice Lorenzin, si sofferma sulle dinamiche che interessano il paziente e la sua famiglia, tenendo conto di dati approfonditi anche da un'apposita indagine su 2.000 caregiver, gli individui che nell'ambito familiare si prendono cura dei congiunti soprattutto non autosufficienti.
L'intervento economico prolungato sulla spesa pubblica ha portato e sta portando a una stretta progressiva sul fronte dei pazienti che assume aspetti molteplici: la lievitazione dei ticket sanitari (22% dal 2009 al 2012) per la diagnostica e le visite specialistiche, l'aumento dei ticket dei farmaci (63% dal 2009 al 2012), l'incremento del ricorso al pagamento delle prestazioni intramoenia (51% dal 2011 al 2012), la lievitazione delle addizionali IRPEF regionali (dal 2009 al 2012 ha toccato punte del 77%).
Dall'indagine svolta sui caregiver, si e' marcatamente notato che accanto all'appesantimento oggettivo della spesa sanitaria sostenuta dai pazienti e dalle loro famiglie, esiste anche una percezione soggettiva del sovraccarico dell'assistenza, derivante dalle cure prestate alla famiglia ristretta, rappresentata dalle persone conviventi (coniuge, figli, ecc.) e contemporaneamente alla famiglia allargata rappresentata da persone non conviventi (come genitori, suoceri, fratelli, ecc.).
A tale proposito, si tenga conto che nell'ultimo anno 5,5 milioni di famiglie hanno rinunciato o rimandato le cure dentarie, 4,7 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a visite specialistiche e 2,9 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a esami di laboratorio. È evidente il lento processo di erosione del nostro sistema sanita', un sistema che rappresenta un patrimonio non solo in termini strutturali, ma anche in termini di servizi e professionalita' che operano nel complesso ospedaliero, a cui si aggiunge l'insieme di dotazioni e attivita' nel campo scientifico e tecnologico.
È bene ricordare che esso e' infatti costituito contemporaneamente da: 211.000 posti letto (70% ospedali pubblici, 30% ospedali privati accreditati), 1.125 strutture ospedaliere che producono 67,9 milioni di giornate di degenza, 650.000 addetti e da 14 milioni di pazienti che ogni anno entrano in una struttura ospedaliera, insieme ai parenti e agli accompagnatori. Con una spesa ospedaliera pubblica pari a 61,6 miliardi di euro, in un quadro generale di spesa sanitaria che risulta la piu' bassa (7% del PIL), rispetto alla media dei paesi OCSE (7.8% del PIL) e dei paesi G7 (8% del PIL), diventa sempre piu' difficile sostenere il sistema e purtroppo, l'idea che le inefficienze sanitarie delle Regioni si possano affrontare riducendo il flusso di denaro resta radicata, al punto che il Documento di Economia e Finanza 2013 ipotizza una discesa della spesa sanitaria pubblica dal 7,1% del PIL del 2012, al 6.7% del PIL nel 2017.
A queste condizioni, il livello tecnologico e qualitativo della sanita' italiana non avrebbe alcuna possibilita' di confrontarsi con quello dei paesi dell'Europa dei 15.
Oggi, per la prima volta dopo una lunga stagione di tagli lineari, possiamo dire che il disinvestimento in sanita' sembra essersi fermato: nessuna manovra di cassa potra' mai garantire efficientamento e riqualificazione quanto potra' farlo un processo di profonda riforma strutturale del sistema.
Secondo AIOP sono due le strade principali da seguire in questo percorso riformatore: la prima e' il riconoscimento di un finanziamento equo per tutti gli operatori, pubblici e privati, dove questi ultimi, che rappresentano il 27,3% dell'attivita' complessiva, costando pero' solo il 14,4% della spesa totale, sono soggetti a una sottotariffazione del 20% circa rispetto agli ospedali pubblici, che beneficiano tra l'altro del contributo da parte delle Regioni per ripianare i disavanzi di bilancio, colmando quindi le sacche di inefficienza.
A questo proposito Aiop ha effettuato una simulazione a partire dai bilanci di un gruppo di importanti aziende ospedaliere del Nord e del Centro e ha ipotizzato che con una riduzione del 33% delle inefficienze all'interno della spesa degli ospedali pubblici si riuscirebbe a riassorbire il recupero della sottotariffazione applicata agli ospedali privati accreditati, generando addirittura un risparmio.
In termini pratici, se dalla spesa per gli ospedali pubblici si potessero eliminare 4 miliardi di inefficienze, si scenderebbe da 52,7 miliardi a 48,1 miliardi, mentre se quella per i privati accreditati aumentasse da 8,9 miliardi a 10,6 miliardi, si arriverebbe ad una spesa complessiva di 58,7 miliardi, invece degli attuali 61,6, con un risparmio del 4,6% rispetto ad oggi.
La seconda strada, immediatamente percorribile, consiste nell'inserire una forte dose di trasparenza e semplificazione nella gestione dei sistemi sanitari regionali, a partire dalla compilazione obbligatoria di bilanci trasparenti e confrontabili per tutti gli ospedali pubblici.
"Assicurato un finanziamento equo e misurabile- afferma il presidente Aiop Gabriele Pelissero- in relazione alla qualita' e alla quantita' delle prestazioni erogate, sara' finalmente possibile dare un vero contenuto al principio di responsabilita' degli amministratori e contemporaneamente ridurre i vincoli burocratici che limitano l'autonomia manageriale". Nei mesi a venire "seguiremo le proposte della seconda spending review- conclude il presidente- nell'auspicio che, in accordo con il ministro Beatrice Lorenzin, si possa attivare un risparmio tutto interno al sistema per liberare risorse che in esso devono essere reinvestite".
(Gas/ Dire)