(DIRE) Roma, 3 dic. - L'Ordine provinciale di Roma dei medici-Chirurghi e degli odontoiatri continua a monitorare in 'presa diretta' i pronto soccorso della Capitale. Ieri lo stato maggiore dell'Ordine, guidato dal presidente Roberto Lala, ha effettuato una ricognizione di quello dell'Ospedale Sant'Andrea, intrattenendosi a lungo prima con i responsabili e il personale addetto poi con il direttore generale del nosocomio, Maria Paola Corradi. L'incontro e' stato sollecitato dal membro del consiglio direttivo, Cosimo Comito, che nello stesso ospedale dirige l'unita' di Cardiochirurgia Geriatrica. "Un sopralluogo nella trincea dell'emergenza", cosi' e' stato definito il pronto soccorso dell'ospedale romano dalla delegazione di medici, che ha dovuto prendere atto di una "situazione insostenibile riguardo all'affollamento dei pazienti in attesa".
"Abbiamo parlato con i colleghi che lavorano al Sant'Andrea e abbiamo visto con i nostri occhi quella che e' la realta' con la quale si trovano a combattere tutti i giorni- dice Comito- Nel momento in cui abbiamo fatto la visita c'erano 60 persone 'barellate', cioe' sdraiate, anziche' in un posto letto in camera, sulle barelle nei corridoi. Questo perche' l'accesso al pronto soccorso dell'ospedale e' spropositato: ogni medico si trova a gestire ogni giorno dalle 30 alle 50 urgenze. Questo fa capire il tipo di qualita' che puo' offrire la struttura a queste persone che contemporaneamente hanno bisogno di aiuto".
Ma perche' tutta questa gente va al pronto soccorso? "E' evidente- risponde Comito alla Dire- che c'e' un problema sul territorio: non trovando altre strutture, le persone sono costrette ad andare al pronto soccorso, dove molto spesso chi ha un problema per esempio ad un ginocchio si trova accanto ad un paziente che ha avuto un infarto. E questo ovviamente non e' possibile. Nessun ospedale puo' far fronte ad un numero cosi' elevato di accessi, e il dramma potrebbe essere ancora maggiore quando si manifestera' in pieno l'influenza che sta arrivando: i pazienti 'barellati' da 50 potrebbero arrivare a 150. Una situazione, questa, che diventerebbe davvero insostenibile".
Il problema nascerebbe insomma ancora una volta dalla mancanza, sul territorio, di strutture intermedie cui il cittadino possa fare ricorso in alternativa ai pronto soccorso, e di una rete informatizzata che interfacci tutte le strutture di emergenza e ricovero, comprese quelle accreditate di riabilitazione e lungo degenza. Pertanto, l'Ordine ha accolto molto positivamente la nota del direttore regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria, Flori Degrassi, emanata pochi giorni fa e indirizzata a tutte le direzioni generali e sanitarie di ASL, ospedali, policlinici universitari e ARES-118. Per la prima volta, infatti, il documento sollecita delle puntuali relazioni sulle singole situazioni, che dovranno pervenire entro il 31 dicembre 2013, chiamando in causa tutta la struttura con il fine di promuovere precisi "interventi finalizzati al contrasto del sovraffollamento dei PS/DEA".
"Sono pienamente favorevole a queste iniziative che sono state emanate, perche' e' da tempo che non si prendeva atto in maniera chiara e incontestabile di un problema che c'e' e che da anni non viene affrontato, ovvero quello del sovraffollamento del pronto soccorso". È il commento positivo di Massimo Magnanti, responsabile della commissione emergenza-urgenza dell'Ordine capitolino, che prosegue: "Nella nota del direttore Degrassi, inoltre, si legge finalmente che il problema non e' solo del pronto soccorso, come si dice in tutto il mondo, ma di tutto l'ospedale, come invece deve essere. Insomma, sono contento perche' la Regione Lazio da' per la prima volta una serie di direttive chiare che, se realmente si riuscissero a mettere in campo, non dico che riuscirebbero a risolvere il problema da un giorno ad un altro, ma quantomeno contribuirebbero ad iniziare a dedicarsi alla questione in maniera seria e importante".
(Cds/ Dire)