Galli: Mancano ancora dati. Al congresso Sip focus su terapie farmacologiche
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 27 nov. - "Lo scorso giugno la European medicines agency (Ema) e quindi anche l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) hanno reso disponibile l'antivirale chiamato Rendesivir e ne hanno autorizzato l'utilizzo per gli adulti e per i bambini con eta' superiore ai 12 anni che abbiano contratto l'infezione da Sars-Cov-2. In particolare, per i bambini, ne e' stato autorizzato l'uso solo per quelli che necessitano di ossigenoterapia, quindi con una polmonite seria ma non gravissima perche' dai primi studi si ha l'impressione che in questa fase l'antivirale ancora serva, mentre non dimostra una grande efficacia quando le condizioni cliniche sono molto avanzate". A illustrare l'utilizzo del farmaco e' Luisa Galli, segretario del Gruppo di studio Farmacologia pediatrica della Societa' italiana di pediatria (Sip), past president della Societa' italiana di infettivologia pediatrica (Sitip) e professore associato di Pediatria presso il dipartimento di Scienze della salute dell'Universita' di Firenze. Galli affrontera' il tema nel corso del congresso straordinario digitale Sip 'La pediatria italiana e la pandemia da Sars-Cov-2', in programma venerdi' e sabato.
"Anche noi pediatri possiamo accedere all'utilizzo di questo antivirale, ma- chiarisce la pediatra- ci sono ovviamente dei limiti: sotto i 12 anni non si puo' somministrarlo e bisogna accedere ai trial clinici perche' mancano molti dati, soprattutto di farmacocinetica, che e' necessario invece avere, in particolare per tutti quei soggetti che hanno una compromissione renale o epatica, perche'- spiega l'esperta- il farmaco viene eliminato per via renale, quindi e' importante che non vi sia una insufficienza renale". Galli constata che "non e' moltissimo e i dati non saranno immediatamente disponibili, ma e' gia' qualcosa che per i bambini ci sia a disposizione un agente antivirale che ci auguriamo possa dimostrare una sua efficacia".
In particolare, l'efficacia e la sicurezza del farmaco, sarebbero importanti, ricorda la docente di Pediatria, "per quei bambini che hanno co-patologie importanti, per esempio i bambini oncologici o in terapia immunosoppressiva che potrebbero avere delle manifestazioni cliniche importanti correlate col Covid".
L'esperta ricorda poi che "e' sempre vero che i bambini hanno un'infezione tendenzialmente piu' lieve rispetto a quella dell'adulto, che trova una spiegazione anche nella scarsa presenza, soprattutto nel bambino piu' piccolo, di alcuni recettori a cui si attacca il virus. Pero'- tiene a precisare la docente- l'infezione e' sempre piu' diffusa e colpisce sempre di piu' soggetti suscettibili, bambini con patologie e quindi si rende anche piu' necessario un intervento eziologico. Quindi rispetto alla prima ondata sentiamo la necessita' di utilizzare gli antivirali". Farmaci che, nell'ambito della terapia del Covid-19, "hanno un ruolo che sembra poter migliorare la prognosi e accorciare la durata dell'infezione, ma non sappiamo quanto sia veramente determinante".
(Wel/ Dire)