Cavallo: Occorrono comunicazioni non interpretabili e responsabilita'
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 20 nov. - Il sistema di tracciamento dei contagi da Covid-19 e' saltato anche a causa della "pretesa che i pediatri certificassero ogni rientro a scuola, anche dovuto solo a uno starnuto. Per poterlo fare i molti pediatri hanno scelto di ricorrere a un tampone per ogni minimo raffreddore. Un eccesso di zelo, a cui sono stati costretti dalle scelte amministrative, che ora riduce gran parte del Meridione a non avere a disposizione i tamponi che, ora in particolare, sarebbero cosi' fondamentali per il tracciamento e il contenimento del virus". A sostenerlo e' Rosario Cavallo, pediatra dell'Associazione culturale pediatri (Acp) che lancia l'allarme dalla Puglia, ma include buona parte del Paese.
"Presto- prosegue Cavallo- le cose peggioreranno ulteriormente, se non eliminiamo la burocrazia inutile che permette di inasprire i vincoli, interpretandoli in modo ancora piu' stringente e del tutto inutile o dannoso".
Tra le criticita' segnalate dai pediatri, sottolinea il rappresentante di Acp, "succede per esempio che, al momento, in quasi tutta Italia si richieda loro di attestare la riammissione in comunita' dei bambini che sono stati in isolamento fiduciario. Ma se la Asl chiama il bambino per un tampone, al termine di 14 giorni di quarantena, e il tampone e' negativo, in che modo la certificazione di un pediatra puo' creare valore aggiunto?- chiede Acp, constatando che- l'unico risultato della richiesta di questo certificato per la riammissione in comunita' e' allungare le fila fuori dalla porta del suo ambulatorio, in questo momento in cui si fatica a dedicare a ogni paziente il tempo che meriterebbe" evidenzia Cavallo.
Un'altra, pesante criticita' e' rappresentata, ricorda l'Associazione culturale pediatri in una nota, dalle scuole materne che, pretendono il certificato medico per attestare il reinserimento di un bambino anche se si e' assentato per motivi familiari, mettendo in pratica interpretazioni personali (ma tollerate da asl e provveditori) della normativa ministeriale che invece recita diversamente. Di qui, sollecita Acp, la necessita' che le comunicazioni governative siano piu' chiare, leggibili, esaustive e univocamente comprensibili.
"Segnaliamo- aggiunge Cavallo- come ulteriore esempio che quando si indica il limite dei giorni oltre il quale scatta l'obbligo del certificato per il rientro, ci sono istituti che, non tenendo in alcun conto il patto di collaborazione scuola-famiglia e non fidandosi delle dichiarazioni dei genitori, considerano sempre nel conto il sabato e la domenica".
Con l'obiettivo di dare il proprio contributo a una migliore gestione di questa emergenza sanitaria, Acp lancia cosi' alcune proposte alle istituzioni: prestare maggiore attenzione alla comunicazione, rendendola meno soggetta a interpretazioni; riconsiderare utilita' e gestione di certificati scolastici palesemente non necessari, allineando l'Italia a nazioni piu' avanzate. In questo modo, prosegue l'Associazione culturale pediatri si libererebbero i pediatri di quegli aspetti burocratici che e' possibile ridurre, dando loro la possibilita' di dedicare maggior tempo ed energie ad affrontare la pandemia in corso. Ancora, Acp propone di condividere indicazioni cliniche che aiutino a riconoscere i pochi casi in cui sia effettivamente utile e appropriato richiedere un tampone molecolare per alunni e studenti; individuare i settori in cui potrebbe essere piu' utile l'affiancamento dei pediatri ai servizi in sofferenza, dando subito le disposizioni per un breve trail di formazione per affiancare, ad esempio, i dipartimenti di prevenzione per il tracing o per rendere effettiva l'assistenza a domicilio per i sintomatici lievi, anche con implementazione della telemedicina, o per poter utilizzare i tamponi rapidi da effettuare nel distretto. Secondo l'Associazione culturale pediatri, infine, sarebbe necessario assicurare una maggiore responsabilizzazione nei vari passaggi, per evitare, conclude la nota, ingiustificabili differenze nelle erogazioni dei servizi.
(Wel/ Dire)