Castelbianco: Aumenta ansia, spesso problema e' piu' ambientale che biologico
Roma, 6 mar. - Crescono a dismisura in Italia le nuove diagnosi di dislessia, disturbi oppositivo-provocatorio, dell'attenzione e della concentrazione. "Gli ultimi dati del ministero dell'Istruzione parlano addirittura di 10.000 nuove diagnosi l'anno, mentre quelle dei minori con problemi uditivi e visivi sono ferme da 30 anni a 500 neonati l'anno. È un problema ambientale, non biologico o genetico/epigenetico. Questi dati ci dimostrano che in realta' abbiamo bambini agitati". A parlarne alla Dire e' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO).
"Le diagnosi sono aumentate ovunque, non solo a scuola, ma e' vero che ormai in ogni classe almeno sei o sette bambini hanno una certificazione di un problema. Sperimentano delle difficolta' nelle prestazioni- spiega lo psicologo- disagi che poi hanno spesso portato a diagnosi successive". Un esempio per tutti e' il mutismo selettivo: "Prima riguardava situazioni molto rare- ricorda Castelbianco- che si verificano quando un bambino non parla con nessuno a scuola o al massimo solo con i coetanei, mentre a casa dialoga anche con gli adulti. Oggi questa problematica e' in aumento, cosi' come il numero delle associazioni di genitori di figli con mutismo selettivo. In realta' quello che cresce e' il numero dei bambini che in prima elementare vive male la scuola, non riesce ad entrare in classe, preferisce restare in bagno, non dorme di notte e soffre di mal di pancia. Per molti adulti la spiegazione e' semplice: 'Sono piccoli!' Bisogna decidersi- riflette lo psicoterapeuta- sono piccoli a 6 anni, a 3 anni o a 7 mesi? I bambini iniziano la loro socializzazione gia' nel primo anno di vita e, tralasciando il nido e volendo parlare solo della scuola dell'infanzia, quando arrivano in prima elementare hanno alle spalle un'esperienza di tre anni di materna. È illogico, quindi, pensare che possano presentare delle difficolta' nello stare in classe. Capisco se hanno difficolta' nel fare i compiti o nell'apprendimento, ma non se vivono male il fatto di stare a scuola. Stanno aumentando le problematiche connesse alla relazione".
Per il direttore dell'IdO e' arrivato il momento di riflettere: "Dagli Stati Uniti abbiamo preso tante cose importanti ma anche quelle poco utili o interessanti, come la modalita' diagnostica descrittiva- spiega Castelbianco- che descrive appunto il problema come si manifesta ma non ci dice nulla sulle sue cause. Non dormire la notte, ad esempio, puo' dipendere da un disturbo del sonno, ma spesso vengono descritte come disturbo del sonno situazioni legate ad un un litigio, a problemi personali, a difficolta' di coppia e/o relazionali, o ad una indigestione. La diagnosi, per avere un valore reale ed essere di aiuto, deve sempre accompagnare la descrizione del sintomo con l'origine del sintomo- sottolinea lo psicoterapeuta- ovvero con la sua causa. Solo in questo modo sara' possibile proporre poi terapie, percorsi e aiuti mirati".
Se un bambino viene sottoposto a un test "da cui emerge una difficolta' nel leggere o nello scrivere, sara' corretto dire che ha difficolta' d'apprendimento ma non sara' giusto definirlo subito come dislessico. Per farlo dovrei spiegarne la causa, altrimenti potro' dire solo che il minore ha una difficolta' a scuola. L'intervento ovviamente sara' ben diverso. Spesso si sente dire che un bambino ha un disturbo dell'attenzione, ma e' difficilissimo trovarlo nella realta'. Lo dimostra il fatto che se al bambino cambiamo la proposta, questo diventa molto attento. Provate a dare un ipad o un gioco del telefonino a un bambino- chiede Castelbianco- restera' attento e concentrato per ore, disposto a rimandare il pranzo e a non andare in bagno pur di terminare il suo gioco. Occorrono piu' buon senso, equilibrio e professionalita' prima di etichettare un bambino con una diagnosi".
Vengono confusi, inoltre, come "dislessici, iperattivi e provocatori molti bambini plusdotati che si presentano nei vari centri d'aiuto con un Quoziente intellettivo di 130. Definire 'dislessico' un bambino che parla 4 lingue e sta imparando il cinese- ricorda il direttore dell'IdO- e' una cosa abbastanza comica".
Non passano infine sotto traccia i comportamenti incongruenti degli adulti. "Penso a quei genitori che iscrivono al liceo classico un ragazzo diagnosticato come dislessico che dovra' affrontare difficolta' in italiano, latino, greco e lingua straniera. Oppure se discalculico, cioe' che ha difficolta' con i numeri, lo iscrivono allo Scientifico o a Ragioneria. Forse- conclude Castelbianco- il minore in questione non sara' ne' discalculico ne' dislessico. Oltre al test e a un indagine approfondita che possa far ipotizzare la causa, serve l'anamnesi del bambino, perche' e' importante conoscerne la storia e il suo ambiente per comprendere il suo stato d'animo e il suo disagio".
(Wel/ Dire)