Fase 2, la voce di un bambino con autismo: Ho bisogno di un umano
Ido riattiva servizio in presenza, in diretta Facebook testimonianza mamma
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 15 mag. - In questi ultimi due mesi cosi' complessi "ho detto a mio figlio se volesse un cagnolino e lui mi ha risposto: 'No, voglio un bambino'". In pandemia, infatti, "e' cresciuto moltissimo sia fisicamente che nel comunicarmi la possibilita' di parlare di piu' di cosa avesse bisogno". E in questo caso aveva "bisogno di un umano". Esordisce cosi' Anna Onza, mamma di Alessandro, un bambino di quasi 5 anni con disturbi dello spettro autistico seguito dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) nell'ambito del progetto evolutivo a mediazione corporea 'Tartaruga'.
Il lockdown e' stato, quindi, "anche un'opportunita' per reinventarmi assieme a mio figlio- racconta Onza, in una diretta facebook IdO- che ha oggettive difficolta' di crescita e relazione. Insieme al papa' siamo riusciti a insegnargli che in questo momento si puo' fare anche qualcosa di bello insieme". La famiglia di Alessandro ha scelto una comunicazione "semplice ma efficace, senza spaventarlo. Gli abbiamo insegnato l'idea della mascherina, il metro e' diventato un oggetto che usiamo molto di piu'", e pian piano il nucleo familiare si e' adattato "per capire insieme come 'sconfiggere il Coronavirus', dice cosi' Alessandro".
Anche la presenza costante dell'IdO ha giocato il suo ruolo nel percorso evolutivo di questo bambino: "Gli ha dato la possibilita' di avere una continuita' anche nelle relazioni via Skype. Anzi", gli esperti dell'IdO "sono gli unici con cui rimane connesso senza scappare, magari perche' si emoziona troppo, come accade- racconta Onza- quando provo a fargli chiamare i nonni.
Alessandro e' molto emotivo, ma l'IdO gli ha dato la possibilita' di avere comunque i suoi appuntamenti settimanali. Un pizzico di normalita' che aiuta l'intera famiglia". In questi ultimi due mesi cosi' complessi "ho detto a mio figlio se volesse un cagnolino e lui mi ha risposto: 'No, voglio un bambino'". In pandemia, infatti, "e' cresciuto moltissimo sia fisicamente che nel comunicarmi la possibilita' di parlare di piu' di cosa avesse bisogno". E in questo caso aveva "bisogno di un umano". Esordisce cosi' Anna Onza, mamma di Alessandro, un bambino di quasi 5 anni con disturbi dello spettro autistico seguito dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) nell'ambito del progetto evolutivo a mediazione corporea 'Tartaruga'.
Il lockdown e' stato, quindi, "anche un'opportunita' per reinventarmi assieme a mio figlio- racconta Onza, in una diretta facebook IdO- che ha oggettive difficolta' di crescita e relazione. Insieme al papa' siamo riusciti a insegnargli che in questo momento si puo' fare anche qualcosa di bello insieme". La famiglia di Alessandro ha scelto una comunicazione "semplice ma efficace, senza spaventarlo. Gli abbiamo insegnato l'idea della mascherina, il metro e' diventato un oggetto che usiamo molto di piu'", e pian piano il nucleo familiare si e' adattato "per capire insieme come 'sconfiggere il Coronavirus', dice cosi' Alessandro".
Anche la presenza costante dell'IdO ha giocato il suo ruolo nel percorso evolutivo di questo bambino: "Gli ha dato la possibilita' di avere una continuita' anche nelle relazioni via Skype. Anzi", gli esperti dell'IdO "sono gli unici con cui rimane connesso senza scappare, magari perche' si emoziona troppo, come accade- racconta Onza- quando provo a fargli chiamare i nonni.
Alessandro e' molto emotivo, ma l'IdO gli ha dato la possibilita' di avere comunque i suoi appuntamenti settimanali. Un pizzico di normalita' che aiuta l'intera famiglia". Le parole chiave del lavoro dell'IdO sono quindi "creativita', empatia e fiducia". La creativita' "puo' nascere veramente soltanto quando si ha una conoscenza profonda di una situazione- spiega Di Renzo- perche' implica la capacita' di mettere le cose in un ordine nuovo". A un raggiungimento di questo tipo si puo' arrivare, a detta dell'esperta, "soltanto con una sintonizzazione, un affetto e un tentativo di capire il bambino al di la' di quello che riesce ad esprimere, e questo e' quello che le mamme sanno fare in maniera straordinaria", continua Di Renzo. Dell'empatia, invece, ne parla la neuropsichiatra IdO: "Se e' vero, da una parte, che negli individui aventi disturbi dello spettro autistico e' piu' compromessa l'empatia cognitiva - tanto che fino a poco fa pensavamo che provassero meno emozioni, ma non e' cosi' - Dall'altro lato sappiamo che l'empatia cognitiva viene correlata al comprendere lo stato mentale dell'altro, le intenzioni e il riuscire a decodificare". Per questa ragione, secondo Vanadia, "abbiamo l'obbligo di lavorare sull'empatia affettiva, anche se potrebbe essere la parte piu' vulnerabile, perche' e' quella che ci aiuta a migliorare il funzionamento socio-adattivo- ricorda la neuropsichiatra- che sappiamo essere l'altro elemento compromesso nel disturbo". Infine, c'e' la fiducia verso i terapisti, le famiglie e gli stessi bambini. Sempre ricordando, pero', che "per affidarsi ci vuole tempo, perche' la fretta in pedagogia non e' mai stata vincente- conclude Di Renzo- Ma soprattutto ci vuole coraggio".
(Red/ Dire)
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