Ecco proposte con Aspoi per rilanciare pediatria territorio e ospedaliera
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 26 giu. - "L'eta' media dei pediatri di famiglia e' elevatissima in tutta Italia, Calabria compresa. Il rischio di un buco nero nell'assistenza territoriale e' molto evidente e non si risolve alzando i massimali, perche' raddoppiare il numero dei pazienti come fanno il Piemonte (1.600 bambini a pediatra) o la Lombardia (1.400 assistiti) non risolve il problema, abbassa solo la qualita'. Noi invece dobbiamo implementarla in maniera sostanziale se vogliamo far sopravvivere la pediatria del territorio". Parla Chiaro Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione sindacale Cipe, Sispe-Simpef, intervenendo alla diretta facebook di 'Dire Salute' su 'Il futuro della pediatria, dal nazionale al regionale: il caso Calabria'.
IL MODELLO TEDESCO - Negli ospedali la situazione non e' diversa, e ad offrire il suo punto di vista e' Domenico Minasi, presidente dell'Associazione pediatri ospedalieri italiani (Aspoi) e della sezione Calabria della Societa' italiana di pediatria (Sip).
"Anche se domani aprissimo le scuole di specializzazione a tutti i laureati, ci vorrebbero comunque 5 anni per formarli. Bisogna trovare soluzioni che consentano di poter assumere prima i medici in ospedale. Insieme al sindacato dei medici Cimo- fa sapere Minasi- avevamo lanciato la proposta di creare gli ospedali di insegnamento/formazione sul modello tedesco, dove i neolaureati vengono subito assunti come 'medici dipendenti' per seguire poi un percorso specialistico. Tutte le esperienze indispensabili per la formazione vengono poi annotate su un Log book e- spiega il presidente Aspoi- al termine del percorso il medico viene sottoposto a un esame di Stato. La nostra proposta manteneva inoltre anche la formazione all'universita', ma ci dava modo di avere nuova forza lavoro a disposizione", chiarisce.
IPOTESI CORSO TRIENNALE - Per colmare invece la carenza di pediatri sul territorio la Federazione Cipe-Sispe-Simpef punta sulla creazione di un "corso triennale per la specializzazione in pediatria di famiglia, ovvero per il pediatra generalista. Si potrebbero quindi scorporare i 5 anni- chiarisce Gullotta- di modo che i 2 anni supplementari di specializzazione possano essere seguiti da chi intende formarsi per lavorare in ambiente ospedaliero".
SOLUZIONE TAMPONE, LE COOPERATIVE - La soluzione per entrambi gli specialisti e' quella di integrare l'ospedale con il territorio.
Come? "La carenza di pediatri e' visibile soprattutto nei piccoli ospedali, ma in alcuni nosocomi al Nord, cosi' come in Calabria, e' stata trovata una soluzione interessante- racconta Gullotta- usufruire dei pediatri di famiglia attraverso le cooperative. Al Nord esistono delle cooperative di pediatri di famiglia, infatti, che lavorano a gettoni negli ospedali in attivita' libero professionale, cosi' da sopperire alla carenza medici. Questi pediatri si arricchiscono sia dal punto di vista personale, riacquisendo e implementando la loro formazione, sia sotto il profilo lavorativo. Inoltre, il loro aiuto e' fondamentale in ospedali come Polistena, dove ci sono reparti con solo due pediatri. Le cooperative non fanno altro che implementare il personale e garantire l'assistenza. Questa iniziativa andrebbe favorita e urlata in senso positivo- sottolinea il presidente della Federazione Cipe-Sispe-Simpef- invece viene osteggiata".
Le cooperative, anche secondo Minasi, "rappresentano una condizione a volte indispensabile, ma non possono essere una soluzione di lungo periodo. Sono una soluzione tampone. Io stesso- afferma il presidente Aspoi- ho utilizzato questi sistemi in Calabria, ne sono stato un antesignano tre anni fa quando ero direttore del dipartimento. Sono convinto, pero', che bisogna trovare un'unita' di intenti, un punto di incontro- aggiunge- Fermo restando che qualsiasi soluzione che tamponi le emergenze attuali vada bene, questo non significa che non dobbiamo trovare tutti insieme un progetto nuovo, che metta ospedale e territorio in una rete comune con competenze diversificate". Sono due componenti a detta di Minasi che "devono agire sinergicamente per rispondere in maniera condivisa ai bisogni assistenziali dei bambini italiani. Un lavoro che va fatto superando ogni difesa corporativa dello status quo, oggi anacronistica, e ogni regionalismo".
RIATTIVARE TAVOLO TECNICO - "Spero che il presidente della Sip, Alberto Villani, riattivi il tavolo tecnico con tutte le associazioni sindacali di categoria e societa' scientifiche, cosi' da confrontarci con le diverse anime della pediatria per trovare una soluzione condivisa", conclude Minasi.
(Wel/ Dire)