Agostiniani: Su calo nascite incidono paura virus e peggioramento economico
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 19 giu. - "Ben venga il Family Act per cercare di tamponare una situazione, quella della denatalita' nel nostro paese, che ha tutti i presupposti per essere molto grave". Lo dichiara alla Dire Rino Agostiniani, vicepresidente della Societa' italiana di pediatria (Sip), che apre una riflessione sugli scenari demografici e sul Ddl delega della ministra della Famiglia e delle Pari Opportunita', Elena Bonetti.
"Se facciamo delle previsioni di come l'epidemia da Covid-19 potra' incidere sulle nascite future- spiega il pediatra- penso che si apra un panorama veramente preoccupante. A incidere sara' la paura di fare figli, a causa dell'epidemia, nonche' la durata dell'emergenza che gravera' soprattutto sulle giovani coppie. Da calcolare anche il peggioramento delle condizioni economiche, perche' ricordiamo che la crisi della Grecia, cominciata nel 2009, ha portato a una riduzione enorme delle nascite negli anni successivi".
Per questi motivi il vicepresidente della Sip si dice contento del Family Act, anche se espone "alcune perplessita' sui modi e i tempi di attuazione: molte delle norme previste sono spalmate in un periodo di tempo di uno o due anni. Il fine del Ddl- prosegue- e' assolutamente condivisibile perche' ci sono delle misure a sostegno delle famiglie con figli che riguardano incentivi di tipo economico, e misure che vanno a incidere sui congedi parentali in un'ottica di parita' di genere".
Agostiniani focalizza poi l'attenzione anche sui nuovi aiuti per i minori affetti da patologie fisiche e per quelli con una diagnosi di disturbo dell'apprendimento. "Sono le categorie piu' svantaggiate sia per la disabilita', che da un punto di vista socio-economico. Queste misure- aggiunge- tentando e cercando di incrementare la disponibilita' dei servizi dedicati all'infanzia, rappresentano un aspetto encomiabile. Si parte pero'- puntualizza il vicepresidente Sip- da una situazione difficile, perche' la copertura dei servizi arriva a interessare solo il 25% dei bambini. C'e' ancora molto da lavorare- conclude- per riuscire a migliorare l'offerta dei servizi per l'infanzia".
(Wel/ Dire)