Avvocati e assistenti sociali chiedono il ritiro proposta giunta
Associazioni, avvocati, assistenti sociali, docenti universitari e sindacati si uniscono per chiedere di ritirare il nuovo disegno di legge regionale del Piemonte in materia di affidi, che punta all'"Allontanamento zero" del bambino dalla famiglia in difficolta'.
"Non e' cancellando un sistema virtuoso che si tutelano i minori e i nuclei familiari in difficolta'", dice il comitato che, ad oggi, conta 80 sostenitori: tra questi, oltre a singoli professionisti, ci sono anche onlus che operano sul territorio, dai centri antiviolenza fino alla Camera minorile di Torino, l'associazione Famiglie affidatarie e Cgil e Cisl torinesi.
Insieme, manifestano la loro contrarieta' al disegno di legge proposto dall'assessora regionale alle Pari opportunita', Chiara Caucino con titolo "Allontanamento Zero: Interventi a sostegno della genitorialita' e norme per la prevenzione degli allontanamenti". Il comitato, che chiede il ritiro della proposta, ne elenca le principali criticita' "che minerebbero nei fatti il sistema di eccellenza pubblico regionale". Prima di tutto "non e' negando che esistono nuclei familiari in difficolta' che si tutelano i minori- scrivono nel documento- parlare di 'Allontanamento zero' ingenera l'idea che con una buona prevenzione si possa arrivare a non allontanare piu' nessun minore mentre ogni bambino ha diritto a vivere in una famiglia adeguata ad uno sviluppo affettivamente sano". Come annunciato da Caucino, il Piemonte punta ad una diminuzione dl 60% degli allontamenti dei minori dalle famiglie d'origine ma, sottolinea il comitato, "lo sviluppo della capacita' genitoriale o il superamento di difficolta' importanti (psichiatriche, dipendenze, abusi) non si risolvono in tempi brevi ne' tanto meno con un mero contributo economico".
La Regione Piemonte sta pensando di introdurre un percorso educativo familiare di almeno sei mesi a favore delle famiglie in difficolta', per evitare l'allontamento del minore dal nucleo originario. Una decisione ritenuta troppo "rigida" dal comitato che si oppone al disegno di legge: "che cosa potrebbe significare per i minori maltrattati, per quelli esposti a violenza assistita, per quelli che si trovano in una situazione di gravissimo pregiudizio psicofisico e di pericolo attendere sei mesi per poter essere accolti in una condizione piu' adeguata alla loro crescita?".
Per il comitato, infine, nel disegno di legge non sono previsti investimenti per migliorare i gia' esistenti servizi di accoglienza e sulla professionalita' degli operatori. L'affido familiare, conclude il comitato "e' volto a fornire un aiuto temporaneo al minore e alla sua famiglia ed e' uno strumento concepito per non allontanare. Significa fornire a chi nasce in una condizione difficile una risorsa umana e sociale aggiuntiva e non certo a 'strappare i bambini'".
(Red/ Dire)