Giustizia minori, +1.100 in comunita' accoglienza
Rapporto Antigone: Raddoppiati in 10 anni, sistema e' asse portante Paese
Roma, 28 feb. - Solo nel primo semestre del 2019 sono stati 2.382 i provvedimenti di messa alla prova ex art.28 D.P.R.448/88, 3.653 in tutto il 2018. E' quanto emerge dal rapporto sugli istituti penali per minorenni "Guarire i ciliegi" di Antigone.
L'istituto non rappresenta solo una alternativa al carcere, ma allo stesso processo, che viene sospeso durante la misura. Se la messa alla prova avra' buon esito, alla sua conclusione il reato verra' dichiarato estinto. In quasi tutti i casi la misura richiede "attivita' di volontariato e socialmente utili", mentre in circa la meta' dei casi si prevedono anche "attivita' di studio".
Circa un quarto dei ragazzi sono inviati in comunita'. La maggior parte delle misure, il 60%, ha una durata compresa tra sette e dodici mesi, mentre il 33% hanno una durata compresa tra uno e sei mesi. Quelle che durano oltre l'anno sono residuali.
Quanto all'esito delle misure, il bilancio e' ampiamente positivo. I dati piu' recenti, relativi al 2018, sono decisamente confortanti: gli esiti delle misure sono stati positivi nell'82,8% dei casi. La maggior parte dei ragazzi arriva in istituto dalle comunita' di accoglienza. E' sempre verso le comunita' che e' diretta quasi la meta' delle persone che escono. Solo il 10,3% dei ragazzi che escono dagli istituti esce perche' ha finito di scontarvi la propria pena; l'11'8% esce per essere trasferito verso strutture per adulti, perche' superato il limite di eta' per restare nel sistema della giustizia minorile, per volonta' propria (una volta oltrepassati i 21 anni) o per via una di una refrattarieta' alla vita interna dell'istituto. E d'altronde, se al 15 gennaio 2020 i ragazzi in istituto erano 375, nello stesso giorno i ragazzi in comunita' erano 1.104.
Questi 1.104 ragazzi sono inseriti nel sistema nazionale delle comunita' di accoglienza, che ospita nel suo complesso circa 20.000 ragazzi, dei quali dunque quelli provenienti dall'area penale sono una piccola minoranza. La loro presenza e' pero' quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni, e questi numeri hanno fatto del sistema delle comunita' un asse portante del sistema della giustizia minorile nel nostro paese. La maggioranza dei ragazzi entra in comunita' in misura cautelare. Un gruppo piu' ristretto era in comunita' provenendo dagli istituti. Circa il 20% del totale dei ragazzi che entra in comunita' lo fa nell'ambito di un progetto di messa alla prova.
Nelle carceri minorili la prassi e' andata negli anni senz'altro piu' veloce della legge. Molte delle disposizioni che troviamo nel decreto del 2018 le vedevamo applicate con naturalezza gia' da molto tempo. Ad esempio le norme sul piano individuale di trattamento, sull'informazione relativa alla vita interna, sull'ampliamento dell'accesso a colloqui e telefonate e sulla separazione dei minorenni dai giovani adulti erano gia' ampiamente applicate prima del 2018. Piu' ritrosie sono state riscontrate per quanto riguarda: l'innalzamento da due a quattro delle ore minime giornaliere da trascorrere all'aperto (in quanto non viene tracciata una distinzione chiara tra la permanenza all'aria aperta e la permanenza fuori dalla cella, che invece e' ampiamente assicurata), la frequenza di scuole e corsi di formazione fuori dal carcere, il riconoscimento del diritto alla sessualita' (vi e' una interpretazione restrittiva della riforma).
(Wel/ Dire)
|