Istituzionalizzare passaggio consegne a medico adulto
Roma, 21 feb. - "Noi siamo pronti ad affrontare questi problemi, siamo pronti a divenirne i referenti", sia per le famiglie che "per le istituzioni che ce lo chiederanno e che vorranno ricorrere agli esperti della Societa' italiana di pediatria (Sip)". A dirlo e' Antonio Del Vecchio, tesoriere Sip in merito alla tematica dei disturbi del comportamento alimentare, tornata alla ribalta della cronaca a causa della morte di Lorenzo Seminatore, ventenne torinese che si e' spento nel mese di febbraio perche' malato di anoressia. Non solo del bambino, "dobbiamo prenderci cura anche dell'adolescente ed essere sempre piu' attenti al momento di transizione dall'adolescenza all'eta' adulta", continua Del Vecchio. Purtroppo sui disturbi del comportamento alimentare "la carenza formativa e' vera", sostiene il pediatra, ma "possiamo fronteggiarla occupandocene sempre di piu'". L'adolescenza, purtroppo, "e' un po' una terra di nessuno e i comportamenti patologici emergenti sono quelli che ci fanno piu' paura, come il fenomeno dell'hikikomori, che porta all'isolamento dell'adolescente nella sua stanza, nella sua casa", che lo conduce "a non comunicare piu' con gli altri", puntualizza Del Vecchio.
Il messaggio piu' importante, dunque, a detta del tesoriere Sip, e' quello di "rivolgersi il piu' possibile al pediatra, perche' siamo forse l'unico Paese in Europa che possiede la figura del pediatra di famiglia. Una figura estremamente importante" essendo "la prima- aggiunge- a cui un nucleo familiare si rivolge. È un medico che segue il bambino fin da piccolo e che dovrebbe poi curare anche la transizione verso il medico dell'adulto".
Purtroppo, pero', "non c'e' mai accordo" su dove inizi e finisca l'impegno del pediatra: "Si parla di 15-16 anni, ma io direi anche 18". La maggiore eta', non a caso, "e' proprio il momento in cui ci deve essere la transizione". E inoltre, ricorda Del Vecchio, "un pediatra magari segue un bambino con una malattia cronica per tantissimi anni e poi al 18esimo anno deve lasciarlo a un medico che non sa nulla di quello che era quel paziente da bambino", di quello di cui ha bisogno "per essere supportato. Il passaggio di consegne, dunque, e' fondamentale- conclude Del Vecchio- va istituzionalizzato e noi lavoriamo per questo obiettivo tutti i giorni".
(Wel/ Dire)