Gestire ora necessita' disturbi neurosviluppo? Ecco documento vademecum
(DIRE-Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Roma, 10 apr. - Per tutte le attivita' che non siano "situazioni di reali emergenze e urgenze ci siamo mossi con l'interruzione della modalita' in presenza". È questa una delle prime modifiche, contenuta nel documento 'Attivita' clinico-assistenziali durante l'emergenza Covid: Indicazioni operative per i servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza e per i servizi di riabilitazione dell'eta' evolutiva', redatto dalla Societa' italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (Sinpia). Ad illustrare le principali indicazioni contenute nel recente documento e' la presidente Antonella Costantino, anche direttore dell'Unita' operativa di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Policlinico di Milano. Si e' partito, "un po' come e' accaduto in Cina, da un lavoro specifico e focalizzato sul genitore, per fornire una lista di attivita' che e' possibile svolgere con il bambino". Spesso i genitori "in quest'emergenza si trovano con una giornata molto lunga da organizzare, quindi sono molto contenti di avere delle indicazioni su come strutturarla". E i risultati "sono anche migliori della terapia fatta direttamente al servizio. Un training molto intensivo per i genitori", in un momento in cui loro stessi "si trovano nella condizione di avere il massimo interesse, attenzione e possibilita' nell'applicare le indicazioni che insieme condividiamo". La popolazione in eta' evolutiva con disturbi psichiatrici, neurologici e patologie associate, infatti, puo' soffrire in questo momento di "rilevanti fragilita' dal punto di vista organico". Inoltre, si legge nel documento Sinpia: "Non vi e' alcuna evidenza" che questo tipo di problematiche "non possano fungere da vettori" per il virus. Il documento, dunque, "cerca di fornire indicazioni operative ai servizi di neuropsichiatria infantile e di riabilitazione, alla luce dell'emergenza Coronavirus, soprattutto nell'ottica dell'esperienza delle regioni piu' colpite - che hanno quindi un maggior rischio e una maggiore problematica rispetto alla protezione dei bambini e delle famiglie, oltre che degli operatori", spiega l'esperta. Tra le urgenze, invece, che ancora vengono gestite in presenza, Costantino fornisce dei validi esempi: "Dalla crisi epilettica con stato di male, all'encefalite, o al bambino che improvvisamente smette di camminare". Come anche, continua, "tutte le emergenze psichiatriche, tra cui l'adolescente con crisi di agitazione psicomotoria che arriva comunque in pronto soccorso". Di positivo, pero', c'e' "l'aver notato che nonostante ne arrivino comunque tanti, non sono mai utenti che abbiamo gestito in remoto. Quindi la gestione che stiamo reimpostando, alla fine sembra funzionare", dichiara Costantino.
Infatti, il nocciolo del problema "delle attivita' riabilitative e di neuropsichiatria infantile e' che spesso implicano un rapporto tra bambini, operatori e genitori davvero molto stretto e vicino. Con un alto rischio di diffusione del virus soprattutto tra asintomatici che in eta' evolutiva, come sappiamo, sono una quota elevata". La gestione delle attivita' "avviene dunque in massima parte da remoto, in un'ottica di telemedicina e teleriabilitazione. Dai gruppi con i ragazzi del centro diurno via Skype allo studio o la psicoterapia individuale fatta online, fino agli interventi educativi per la strutturazione della giornata". Le linee guida fornite dalla Sinpia sono molto semplici: "Tutti gli utenti che hanno una presa in carico devono continuare ad averla, e questa deve essere rideclinata da remoto. Quindi- spiega la dottoressa- se un bambino segue un intervento attivo di fisioterapia, logopedia o psicomotricita', il suo operatore chiamera' il genitore e il bambino, e dove e' possibile organizzera' delle attivita' tramite Skype o telefono. Oltre che svolgere il lavoro di training con il genitore". A cambiare, inoltre, e' la struttura dell'intervento ai tempi del Covid-19, infatti "se un bambino prima veniva visto una volta alla settimana per un'ora, adesso, ai tempi del coronavirus, una settimana e' come 'una vita e mezza', e quindi si possono organizzare tre incontri alla settimana da 20 minuti". Nei casi piu' complessi, poi, "si e' dato anche un appuntamento serale con i genitori, per fare un punto su com'era andata la giornata.
Questo per le prime settimane, perche' poi non ce n'e' piu' bisogno: una volta che si prende la mano, difatti, le cose viaggiano". Certo, conclude Costantino: "Tutto questo funziona un po' meno del vedersi, ma le cose stanno andando abbastanza bene".
(Red/ Dire)