Roma, 20 set. - In tema di vaccini la situazione italiana e' complicata. "Una grande epidemia di morbillo e' iniziata nel 2017, proseguita nel 2018 e in corso nel 2019. Anche la situazione europea e' abbastanza problematica perche' fino a tre anni fa si era avuta una diminuzione notevole dei casi, ma e' seguita poi una recrudescenza che ha colpito l'Italia e successivamente anche molti altri Paesi nordeuropei". Lo dice Paolo Villari, presidente della Commissione nazionale di verifica per l'eliminazione del morbillo e della rosolia "Nel 2019 si sono registrati poco meno di un migliaio di casi- sottolinea il professore d'Igiene della Sapienza- un numero leggermente inferiore rispetto agli anni precedenti, ma siamo sicuramente in una situazione ancora di epidemia". Sebbene dopo la legge sull' obbligo vaccinale c'e' stato un aumento delle coperture vaccinali, "che e' la strategia fondamentale per arrivare a una limitazione del morbillo- continua Villari- noi dobbiamo arrivare al 95% della popolazione vaccinata. Quasi tutte le regioni, con qualche piccolissima eccezione, hanno una copertura vaccinale compresa tra il 90 e il 95%, quindi prossima al target del stabilito dall' Organizzazione mondiale della sanita'".
Per Villari la "scelta dell'obbligo vaccinale e' sostanzialmente politica piu' che tecnica. Nel senso che l'evidenza scientifica dimostra che l'obbligo e' una scelta efficace per quanto riguarda l'incremento delle coperture. Il problema e' molto semplice- aggiunge il professore- l'Italia ha aderito a un programma internazionale di eliminazione del morbillo. Come lo si voleva raggiungere e' una scelta politica, l'obbligo di vaccinare ritengo che in questo momento sia sostanzialmente una strada quasi obbligata. Esistono tuttavia altre strategie in termini di comunicazione e di convincimento della popolazione che devono essere perseguite parallelamente al discorso dell'obbligo vaccinale".
(Red/ Dire)